Discernere non è né operazione regolare né una strategia che possa seguire alcune istruzioni. Si tratta più di un’arte che di una scienza, ha qualcosa degli elementi psicologici ma non è terapia, è certamente iscritta nel campo spirituale ma non disincarnata dalla realtà dell’individuo. Alla luce dei due articoli precedenti, forse potremmo dire che discernere è l’arte di intessere la vita tra la chiamata di Dio e la risposta libera dell’uomo che guida verso la maturità vocazionale.
Cosa deve discernere oggi la Congregazione della Missione specificamente nel campo della Pastorale Vocazionale? Veramente riusciamo a discernere i segni dei tempiche abbiamo di fronte?
San Vincenzo de Paoli merita di essere chiamato propriamentemaestro del discernimento, tanto per la sua capacità di interpretare i segni di Dio che gli fa rinunciare ai suoi progetti giovanili (il beneficio ecclesiastico e il suo onesto ritiro in giovane età) e lo porta ad invertire la sua vita in carità e missione verso i più poveri; come anche per le decisioni comunitarie e istituzionali che gli spetta iniziare (progetti fondazionali, l’acquisizione di San Lazzaro nel 1632, i processi di approvazione pontificia, la risoluzione di avventurarsi in nuovi apostolati e altrettanti esempi).
Di fatto, spiegando ai Missionari le Regole Comuni nel II capitolo, articolo 3, sul compimento della volontà di Dio, dice:
Vi è un quarto modo di conoscere la volontà di Dio; è quello delle ispirazioni. Spesso Dio illumina la mente e dà impulsi al cuore per orientare al sua volontà; ma è necessario un pizzico di sale, per non lasciarsi ingannare. Tra i molti pensieri e sentimenti che ci assalgono, alcuni sono apparentemente buoni, eppure non vengono da Dio e non sono di suo gradimento. Dobbiamo allora esaminarli, ricorrere a Dio medesimo, domandargli come fare, considerarne i motivi, il fine, i mezzi, per vedere se sottoporli al consiglio di coloro che, essendo preposti alla nostra cura, sono i depositari dei tesori della sapienza di Dio. (XI, 452-453).
Il pensiero di San Vincenzo ci offre una luce che coincide con il metodo del discernimento usato dall’Instrumentum Laboris (IL) del Sinodo su Giovani, fede e Discernimento Vocazionale, che si è strutturato in tre fasi in sintonia con Evangelii Gaudium 51: Riconoscere, Interpretare e Scegliere.
1. Riconoscere si tratta del nostro granello di sale, come lo chiama Vincenzo, lo sforzo per avvalerci di tutti gli attrezzi a nostra disposizione per essere capaci di identificare la realtà nella quale ci sentiamo immersi. Si riferisce al guardare ed ascoltare… richiede umiltà, prossimità ed empatia, per sintonizzarsi e comprendere (IL 3).
Bisogna riconoscere che esiste una preoccupazione generalizzata nella Congregazione della Missione per il tema delle vocazioni, ma non abbiamo saputo sempre mettere il nostro granello di sale, forse l’eccesso di responsabilità o la preoccupazione per il numero di candidati, fa sì che ci occupiamo più di programmare attività forse senza avere ascoltato e guardato sufficientemente. Uno sforzo di umiltà nell’auto valutare le nostre proposte vocazionali potrebbe aiutarci ad essere in sintonia e capire se stiamo camminando per la strada giusta.
2. Interpretare è, secondo noi, la più complessa delle sfide. Secondo San Vincenzo consiste nell’esaminare bene e ricorrere a Dio stesso, o ugualmente, dare uno sguardo di fede alla realtà attraverso le categorie bibliche, antropologiche e teologiche (IL3) corrette.
Visto da qui, la diminuzione nel numero di formandi delle nostre case di formazione, come le inconsistenze vocazionali in missionari incorporati, lungi da essere motivo di disperazione si trasforma in un’opportunità idonea per essere capaci di interpretare la propria vocazione come un’avventura in costante discernimento lungo il cammino di vita, per interpretare quanto siano autentiche (cristiane o pagane?) le motivazioni che sostengono i nostri progetti pastorali (o in sua assenza chiederci: perché non ne ho?) tanto dell’accompagnamento vocazionale dei giovani come nella missione di tutta la Compagnia. In definitiva, siamo a buon punto per fermarci a interpretarela nostra vita e missione.
3. Scegliere consiste nell’intraprendere il camino (risposta)di cui in totale libertà si è fatto discernimento come volontà di Dio (chiamata), e che ci insegna ad accrescere una cultura di permanente valutazione dei nostri strumenti e pratiche pastorali per essere capaci di identificare dove è necessaria una riforma, un cambiamento nelle pratiche ecclesiali e pastorali per evitare il rischio di cristallizzazione(IL 3). Si identifica con il terzo passo del piccolo metodo di San Vincenzo, la ricerca dei mezzi.
Siamo eredi di una tradizione di quattro secoli, e forse il grande compito di oggi è quello di scegliere come seguire Gesù Cristo Evangelizzatore dei poveri in una maniera tanto coerente con lo spirito di fondazione e tanto creativa nelle nuove sfide che, pensando a quei giovani che abbiamo intorno, coi nostri esempi diamo loro più incentivo che pigrizia affinché lavorino con noi(VIII, 285).
La strada verso una cultura vocazionale Vincenziana non ci permette di rimanere indifferenti davanti alle povertà che gli stessi giovani indicarono nella Riunione pre-sinodale celebrato a Roma dal 19 al 24 marzo 2018: Molti giovani non sanno come intraprendere processi di discernimento, questa è una grande opportunità affinché la Chiesa li accompagni(RP 9); e poiché anche i missionari vivono la missione del discernimento permanente, non possiamo dimenticare che è indispensabile, infatti, che la persona che discerne continui a formare la propria affettività, la propria intelligenza, il suo proprio stile (IL 114).
- Rolando Gutiérrez CM
- Vice-Provincia di Costa Rica