Per il secondo anno ho ricevuto la missione di accompagnare il piccolo gruppo della pastorale dei migranti della diocesi delle Lande, che ho accresciuto invitando una figlia della carità della comunità del Berceau che impartisce dei corsi di francese e una laica di una parrocchia del Sud del dipartimento , che accompagna gli Oromos( migranti di una tribù dell’Etiopia.)
Nella Lande vi sono delle strutture statali per guidarli: sono due CADA ( Centro di aiuto ai richiedenti asilo) uno a Mont de Marsan e uno a Dax e due CAO ( Centri di Aiuto e di Orientamento) ; uno è ospitato al Berceau e l’altro a Amou per giovani minori dell’Africa dell’Ovest ( Guinea Conakry, Mali e Congo) ; e anche molteplici associazioni : il CIMADE (organismo protestante di aiuto), la Lega dei diritti dell’uomo; il CCFD; il Soccorso Cattolico: l’Amnistia Internazionale; L’Associazione delle famiglie laiche,ecc..
Il Berceau, avendo uno statuto di CAO ha ricevuto, l’anno scorso, delle donne sole ( di Etiopia , Eritrea) e quest’anno degli uomini (dell’’Afganistan, del Darfour, dello Yemen, della Siria,del Kurdistan, del Saharaoui).
Il CAO del Berceau chiude alla fine del mese e noi cerchiamo dei luoghi disponibili per i dieci giovani messi fuori ( la CIMADE ci ha contattati per seguirli e accompagnarli) e alcune famiglie (kossovare e albanesi)anch’esse messe fuori , che hanno bambini in età scolare saranno accompagnate da un associazione che s’ispira al programma di un’altra sorta a Bayonne cinque anni fa, che grazie al suo metodo , ha permesso la regolarizzazione di circa 50 famiglie.
In occasione del recente incontro del consiglio Diocesano della solidarietà abbiamo presentato la situazione dei giovani minori migranti, un po’ abbandonati per mancanza di prospettive e quelli che attualmente arrivano, due al giorno nel dipartimento. Essi non sono più accolti , né dall’ASE ( Aiuto sociale per l’infanzia) né dalla polizia che prima aveva il compito di pilotarli verso le istanze. Questo aumenta il rischio di lasciare i giovani perdersi, poiché la strada in Francia non ha niente a che vedere con quella dell’Africa, anche se anche quella presenta dei problemi. Una delle nostre volontarie , anche lei originaria dell’Africa-Est , e quindi nelle condizioni di poter entrare in contatto con alcuni di questi giovani ai quali ha permesso di incontrare alcuni immigrati dei loro paesi, attualmente stabilitisi nelle Lande….vediamo bene che la situazione è complessa ma molte persone sono solidali.
Ieri 18 ottobre , nella sua conferenza-stampa al Sinodo dei giovani, il cardinale etiope Souraphiel, lazzarista , ha attirato l’attenzione dei nostri paesi europei sulla loro missione :” E’ triste sentire che si chiudono le frontiere davanti a persone che fuggono dalla fame e dalla guerra ; dove sono le radici cristiane dell’Europa ? L’Europa non è più un continente che si ispirava ai valori cristiani?”, ha esclamato il cardinale Berhaneyesus Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale di Etiopia, durante la conferenza stampa quotidiana del Sinodo dei giovani in corso al Vaticano ( dal 3 al 28 ottobre). Nella sala sono intervenuti altri tre capi della chiesa greca cattolica dell’Ucraina ,delegato fraterno, e il ministro degli esteri del patriarcato di Mosca e di tutte le Russie.
“Quando noi parliamo dell’Africa , dobbiamo sapere che la metà della popolazione è giovane, i giovani vogliono cambiare le cose, vogliono uscire dalla povertà : la maggior parte dei mass media mondiali parlano di migrazioni di giovani africani verso il Medio Oriente, attraversando il Sudan e la Libia,verso l’Europa, ma si tratta di un numero molto limitato perché la maggior parte della migrazione di giovani si realizza all’interno del Continente Africano, possiamo dire che solo il 20 per cento mentre l’80 per cento dell’immigrazione avviene all’interno del continente, ha detto il cardinale etiope.
“Le migrazioni,haaggiunto, si verificano a causa del malgoverno che provoca la corruzione , i conflitti, le guerre civili, i movimenti di liberazione. Un altro problema è il commercio delle armi, un grande business che parte dall’Europa, dall’America, dalla Cina verso l’Africa, di cui nessuno parl, particolarmente perché è un commercio proficuo. Le armi sono introdotte là dove vi sono dei conflitti civili,molti giovani muoiono per questo. Noi abbiamo i bambini-soldati, che sono forniti di armi moderne,sofisticate come le mine… Questa è la grande tragedia dei giovani africani che emigrano. Io spero che la Santa Sede , i suoi contributi diplomatici e le sue relazioni con i capi cristiani possano fare qualcosa in merito. In altri tempi quando un migrante andava in un altro paese era accolto, gli si dava un bicchiere d’acqua, dell’acqua per lavarsi, un posto per riposare. Oggi, essere migrante non è facile. Quando molti europei sono andati in altri paesi hanno avuto molte occasioni in paragone ai migranti contemporanei. L’Etiopia è un paese povero ma riceve un milione di rifugiati , dopo l’Uganda, essa è il secondo paese d’immigrazione”
“Uno straniero che bussa alla tua porta sarà ben accolto. E’ triste sentire che si chiudono le frontiere a delle persone che fuggono la fame e la guerra” e, ha sottolineato il cardinale Soraphiel, viene da domandarsi: “ dove sono le radici cristiane dell’Europa ? “L’Europa non è un continente che riconosce i valori cristiani?.. Ho parlato di questo durante il Sinodo E’ anche ciò che ha detto il Santo Padre quando ha parlato, di colonialismo ideologico, quando per aver degli aiuti, ti è imposto di accettare prima, i valori dell’Occidente. Le multinazionali sono presenti nei luoghi ricchi di risorse naturali come nel Congo; esse impiegano i bambini , i giovani e i vecchi per estrarre i minerali. La Chiesa cattolica che è presente ne è testimone. Noi abbiamo anche visto delle persone che sono diventate vittime di questo traffico di esseri umani per cui soffrono. La chiesa è vicina a queste persone che sono spogliate dei loro diritti, a queste persone che sono costrette a lasciare il loro paese.”. Il Cardinale Sourahiel dice di essersi “ commosso quando il Cardinale Vincenzo Nicholas (arcivescovo di Westminster e presidente del gruppo Santa Marta) ha detto che nel mondo vi sono quaranta milioni di schiavi, nel nostro tempo, e la maggior parte di essi sono giovani, sono nella rete dei traffici di esseri umani nel mondo”.
“Al Sinodo noi abbiamo anche parlato di ciò che si può fare, di ciò che la chiesa universale può fare.” Questo ha toccato il cuore di noi giovani delegati al Sinodo. Io spero che il Sinodo si rivolgerà a tutti i giovani non solo a quelli del mondo sviluppato , ma anche a quelli che non hanno mezzi.. La Chiesa deve parlare in nome loro. “ Nell’epoca d’internet e delle tecnologie moderne, vi sono dei giovani per i quali, prima di ogni altra questione il problema è quello della sopravvivenza”, secondo il cardinale etiope che l’ha ripetuto durante l’intervista. “Ricevere lo straniero, il rifugiato, ogni persona nel bisogno è un valore cristiano, un obbligo evangelico, chiudere la porta non è nella tradizione cristiana”. Tutti sappiamo che quelli che arrivano possono non essere innocenti o delle persone che hanno sofferto la violenza nei loro paesi, ma la maggior parte lo è: si vede una madre, una nonna che bussa alla porta in cerca di un posto per sostare, credo sia un problema di coscienza, e la coscienza in Europa è fatta di valori cristiani. L’Europa ha ricevuto molti rifugiati come la Germania, altri hanno chiuso le frontiere .”L’Europa non è un continente che riconosce i valori cristiani? L’Europa non ha più radici cristiane?” Anche Giovanni Paolo II se lo chiedeva e questa domanda vale per ogni coscienza cristiana.
Il Cardinale, inoltre riconosce che in Africa vi sono molti giovani che non vogliono partire, che desiderano rimanere nel loro paese per migliorare le cose dall’Interno. “ Alcuni pensano che venire in Europa vuol dire trovare il paradiso, ma questa non è la realtà;pensano che, venendo in Europa potranno sistemare la loro famiglia , ma non è il caso. E quando noi vediamo il razzismo che c’è Europa , e in altri paesi del mondo, vogliamo ricordarci che la vita dei rifugiati non è facile. Dico questo per rafforzare il desiderio di rimanere nel proprio paese e cercare di cambiare la situazione sul posto.”..
Che possiamo noi, tutti insieme, trovare le soluzioni umane a delle situazioni che sembrano, a volte, veramente dolorose, di fronte alle quali i nostri paesi sembrano fermarsi come davanti alla complessità di un mondo che cerca nuovi equilibri per esaltare la sfida del XXI secolo.
P. Bernard Massarini c.m.
Coordinateur de la pastorale des migrants