Roma, 19 novembre 2018
A tutti i membri della Congregazione della Missione
Care confratelli,
La grazia e la pace di Gesù siano sempre con noi!
Nella mia prima lettera per la festa di San Vincenzo, due anni fa, vi ho parlato di San Vincenzo de’ Paoli, mistico della Carità. Quando riflettiamo su San Vincenzo, mistico della Carità, e cerchiamo di seguire il suo esempio in questo senso, dobbiamo ricordarci che egli non era un mistico nel senso letterale del termine, come la Chiesa lo descrive abitualmente. Vincenzo de Paoli era un mistico, ma un mistico della Carità. Con gli occhi della fede, egli ha visto, contemplato e servito il Cristo nella persona dei poveri. Quando egli ha toccato le ferite delle persone emarginate, era convinto di toccare le piaghe di Cristo. Quando egli ha risposto ai loro bisogni più profondi, era sicuro di adorare il suo Signore e Maestro.
In questo tempo di Avvento, vorrei parlarvi di una delle principali sorgenti a cui Vincenzo ha attinto come mistico della Carità: l’orazione quotidiana. Egli ha sollecitato tutti i gruppi che ha fondato o frequentato: i membri laici delle Confraternite della Carità, i Preti e i Fratelli della piccola Compagnia, della Congregazione della Missione, le Figlie della Carità, le Dame della Carità, i Preti delle Conferenze del martedì, a bere ogni giorno alla sorgente dell’orazione.
Una delle frasi più citate di San Vincenzo è tratta da una conferenza tenuta ai membri della Congregazione della Missione ed esprime con eloquenza l’atteggiamento di Vincenzo:
Datemi un uomo d’orazione e sarà capace di tutto. Egli potrà dire con il santo apostolo: “Posso tutto in colui che mi sostiene e mi conforta” (Fil 4, 13). La Congregazione della Missione sussisterà finché l’esercizio dell’orazione vi sarà fedelmente praticato, perché l’orazione è come un baluardo inespugnabile che mette i missionari al riparo da ogni sorta di attacchi.
Vincenzo parlava dell’orazione quotidiana. Egli ha detto ai suoi seguaci:
Orsù, applichiamoci tutti seriamente a questa pratica dell’orazione, poiché da essa deriva ogni bene. Se perseveriamo nella vocazione, è merito dell’orazione; se non cadiamo nel peccato, è grazie all’orazione; se dimoriamo nella carità, se ci salviamo, tutto è per grazia di Dio e merito dell’orazione. Come Dio non rifiuta nulla a chi pratica l’orazione, così non accorda quasi nulla senza l’orazione.
Per incoraggiare i suoi figli e le sue figlie a fare l’orazione, egli ha ripreso molto le metafore usate frequentemente dagli scrittori spirituali del suo tempo. Egli ha detto loro: quello che il cibo è per il corpo, l’orazione è per l’anima. Essa è una «fonte di giovinezza» alla quale ci rinvigoriamo. La meditazione è come uno specchio nel quale vediamo tutte le nostre macchie e ci correggiamo per renderci più graditi a Dio. Essa è un salutare ristoro che ci dà vigore in mezzo al nostro duro lavoro quotidiano al servizio dei poveri . Essa è una predica, dice ai Missionari, fatta a se stessi. Essa è un libro di risorse per il predicatore nel quale può trovare le verità eterne da trasmettere al popolo di Dio . Essa è una dolce rugiada che rinfresca l’anima tutte le mattine, dice alle Figlie della Carità.
Vincenzo esortava Santa Luisa de Marillac ad educare accuratamente le giovani Suore all’orazione mentale. Egli ha tenuto per loro molte conferenze pratiche su questo argomento. Egli diceva alle Suore che fare l’orazione è facile, è come parlare a Dio per una mezz’oretta! Egli diceva che ci sono delle persone che sono contente di poter parlare ad un re, noi dovremmo essere contenti di parlare cuore a cuore con Dio tutti i giorni.
L’orazione è per Vincenzo una conversazione con Dio, con Gesù, nella quale esprimiamo i nostri sentimenti più profondi (egli ha chiamato questa preghiera «affettiva») e nella quale cerchiamo di sapere quello che Dio ci chiede ogni giorno, particolarmente per il nostro servizio ai poveri. Essa è caratterizzata da una profonda gratitudine per i numerosi doni elargiti da Gesù, in particolare per la nostra vocazione al servizio dei poveri. Essa ci aiuta a prendere risoluzioni per meglio servirli nel futuro. Per alcuni, e persino per molti, essa fa spazio a una contemplazione silenziosa dell’amore di Gesù per noi e del suo amore per i poveri, e questo ci sollecita a lanciare dei «dardi d’amore» che «penetrano i cieli» e toccano il cuore di Nostro Signore.
Per Vincenzo, il soggetto principale dell’orazione era la vita e l’insegnamento di Gesù. Egli ha insistito sul fatto che dobbiamo tornare continuamente ai «misteri» dell’umanità di Gesù: la sua nascita, le sue relazioni con Maria e Giuseppe, gli avvenimenti del suo ministero pubblico, i suoi miracoli, il suo amore preferenziale per i poveri. Egli ci esortava a meditare nelle Scritture le azioni e gli insegnamenti di Gesù. Tra gli insegnamenti di Gesù, egli ha particolarmente attirato l’attenzione sul discorso della Montagna . Egli consigliava soprattutto l’orazione centrata sulla passione e sulla croce di Gesù .
Il metodo insegnato da San Vincenzo era quello di San Francesco di Sales. a cui Egli ha apportato solo alcune piccole modifiche. Egli era più sobrio di Francesco di Sales quando parlava dell’impiego dell’immaginazione. Mentre conferiva valore all’orazione affettiva, egli ha insistito con vigore sulla necessità di prendere delle risoluzioni concrete. Soprattutto durante le sue Conferenze alle Figlie della Carità, egli ha legato piacevolmente la saggezza spirituale al buon senso. Egli ha messo le Suore in guardia dal coltivare «dei bei pensieri» che non portano a nulla. Egli ha messo i preti in guardia dall’ utilizzare il tempo dell’orazione come tempo per lo studio speculativo.
Il metodo proposto da San Vincenzo de Paoli contemplava tre tappe:
1. La preparazione
- Per primo, metterci alla presenza di Dio. Questo può essere fatto in diversi modi: considerare Nostro Signore presente nel Santissimo Sacramento, pensare a Dio che regna sull’universo, riflettere sulla presenza di Dio nel nostro cuore.
- In seguito, chiediamo l’aiuto per pregare bene.
- Infine, scegliamo un soggetto per l’orazione che può essere: un mistero della vita di Gesù, una virtù, un passaggio della Scrittura o un giorno di festa.
2. Il corpo dell’orazione
- Meditiamo sul soggetto scelto.
- Se il soggetto è una virtù, cerchiamo i motivi per amare e praticare questa virtù. Se si tratta di un mistero della vita di Gesù, per esempio, la passione, immaginiamo quanto è successo e meditiamo sul suo significato.
- Meditando, esprimiamo a Dio ciò che è nel nostro cuore (per esempio, l’amore di Cristo che ha sofferto tanto per noi, il dispiacere del peccato, la gratitudine). In fondo, Vincenzo incoraggia i suoi seguaci a:
- riflettere sul soggetto dell’orazione,
- individuare i motivi di questa scelta,
- prendere delle risoluzioni concrete per metterlo in pratica.
3. Conclusione
1. Ringraziamo Dio per questo tempo di orazione e per le grazie che abbiamo ricevute. Presentiamo a Dio le risoluzioni che abbiamo preso. Quindi chiediamo l’aiuto per realizzarle.
L’orazione quotidiana è un elemento indispensabile della nostra spiritualità. San Vincenzo era fermamente convinto dell’importanza che ha nelle nostre vite e nel nostro servizio presso i poveri. Egli l’ha descritta come «l’anima delle nostre anime» ed egli era convinto che senza l’orazione non avremmo potuto perseverare nelle difficoltà insite nel nostro servizio ai più abbandonati.
Con questa lettera dell’Avvento, voglio incoraggiare ogni membro della Congregazione a impegnarsi o a continuare a impegnarsi ogni giorno in almeno mezz’ora di meditazione quotidiana. Vi raccomando caldamente di fare questa mezz’ora di preghiera insieme ai vostri fratelli della comunità, sostenendovi a vicenda per bere da questa fontana che dà vita. Consiglio vivamente di non accorciarlo (15 minuti, 20 minuti), ma di mantenere la meditazione letteralmente fino a mezz’ora.
Vincenzo nelle Regole Comuni raccomanda di meditare un’ora ogni giorno. Partendo da questa pratica, possiamo trovare la mezz’ora in qualsiasi momento della giornata per meditare individualmente.
Vincenzo ha riconosciuto che ci sono molteplici modi per fare l’orazione e ha incoraggiato a praticarla. Alcuni utilizzeranno sicuramente altri metodi rispetto a quello che egli ci ha insegnato e che ho descritto sopra. Sebbene possiamo impiegare altri metodi di orazione, è importante per noi conoscere e tenere a mente il metodo che San Vincenzo de’ Paoli ci ha lasciato. In definitiva, la cosa più importante è impegnare la nostra mente e il nostro cuore in una conversazione meditativa con Gesù e farla quotidianamente e con perseveranza.
Nelle nostre Costituzioni e nelle Regole comuni, la lista dei soggetti da meditare che San Vincenzo de Paoli ci ha lasciato è lunga:
– la relazione di Gesù con Dio suo Padre
– il suo amore affettivo e compassionevole per le persone emarginate
– il regno che Egli ha annunciato
– la comunità che forma con i suoi Apostoli
– la sua preghiera
– la presenza del peccato nel mondo e in noi
– la sollecitazione di Gesù a perdonare
– il suo potere di guarigione
– il suo atteggiamento di servo
– il suo amore per la verità /semplicità
– la sua umiltà
– la sua sete di giustizia
– il suo amore profondamente umano per i suoi amici
– il suo desiderio di portare la pace
– la sua lotta contro la tentazione
– la croce
– la resurrezione
– l’obbedienza di Gesù nel fare la volontà del Padre
– la mitezza di Gesù
– la mortificazione
– lo zelo apostolico
– la povertà
– il celibato
– l’obbedienza
– la gioia e l’azione della grazia di Gesù.
Tutti questi temi sono legati alla nostra missione presso i poveri. Tutti ci aiuteranno a seguire Vincenzo, mistico della Carità. Quale meravigliosa opportunità ci viene data per rivivere, a partire da questo Avvento, l’orazione quotidiana che farà parte della nostra vita spirituale fino a quando lasceremo questa terra per l’eternità!
Possa la nostra orazione essere sempre fondata sulla Bibbia e sulle letture della liturgia del giorno. Non passiamo il tempo dell’orazione a leggere un libro spirituale. Abbiamo la possibilità di fare la nostra lettura spirituale in un altro momento della giornata.
Meditare significa mettersi davanti a Dio, davanti a Gesù, grazie alla sua Parola. È mettere il nostro cuore a disposizione totale di Gesù, permettendogli di parlarci mentre lo ascoltiamo. È metterci all’ascolto di ciò che Gesù vuole dirci ogni giorno. È affidarsi alla Provvidenza per lottare contro la tentazione di evitare o omettere l’orazione quotidiana. Si tratta di stare semplicemente con Gesù ogni giorno nel silenzio della nostra mente e del nostro cuore, anche se la nostra mente rimane vuota e abbiamo l’impressione di non aver realizzato nulla, di aver perso mezz’ora a fare nulla, perché Gesù non ci ha comunicato alcuna idea, alcun sentimento o messaggio. Si tratta semplicemente di credere al modo con cui Gesù comunica con Dio, suo Padre. Egli ha trascorso spesso tutta la notte in preghiera. Si tratta di manifestare semplicemente il nostro amore totale per Gesù, manifestarglielo semplicemente stando con lui, pronti, in qualsiasi momento e nel modo in cui la Provvidenza giudicherà opportuno, ad accogliere quanto Gesù vorrà comunicarci. Si tratta di essere semplicemente lì ogni giorno, pronti per il momento che Gesù giudicherà opportuno, per non perdere il momento della grazia, per non perdere la visita di Gesù.
Sempre più sovente, nei suoi ultimi anni di vita, Vincenzo pronunciava delle parole estatiche sull’amore di Dio. Esse scaturivano chiaramente dalla sua orazione. Il 30 maggio 1659, egli ha pregato ad alta voce durante una conferenza ai confratelli:
Osserviamo il Figlio di Dio. Che cuore di carità! Che fiamma d’amore! O mio Gesù, dimmi un po’, te ne prego, chi ti ha strappato dal cielo per venire a patire le maledizioni della terra, tante persecuzioni e tormenti che vi hai sofferto? O Salvatore! O sorgente dell’amore umiliato fino ad abbassarti a noi ed a sopportare un supplizio infame, chi ha amato il prossimo più di te? Sei venuto ad esporti a tutte le nostre miserie, assumendo la forma di peccatore e conducendo una vita di patimenti fino a subire una morte ignominiosa per noi. C’è un amore simile? Chi potrebbe amare in un modo così sublime? Non c’è che Nostro Signore che sia stato tanto rapito dall’amore per le creature da lasciare il trono del Padre suo per venire a prendere un corpo sottoposto ad infermità. E perché? Per stabilire fra noi, mediante la sua parola e il suo esempio, la carità verso il prossimo. È questo l’amore che l’ha crocifisso e ha compiuto l’opera mirabile della nostra redenzione. O fratelli, se avessimo un poco di questo amore, rimarremmo con le braccia conserte? Lasceremmo perire coloro che potremmo assistere? Oh! no, la carità non può rimanere oziosa, essa ci spinge a procurare la salvezza e il sollievo altrui.
Pochi santi sono stati attivi come San Vincenzo, ma la sua azione scaturiva dalla sua profonda immersione in Dio, in Gesù. Quanto siamo fortunati ad avere un Fondatore così straordinario!
Che Dio vi ricolmi delle sue benedizioni durante questo tempo di Avvento.
Vostro fratello in San Vincenzo,
Tomaž Mavrič, CM
Superiore generale
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