P. Amedeo Cencini, canossiano, in questa giornata ha spiegato molto chiaramente “come poter creare una cultura vocazionale” secondo criteri molto concreti. Ha sviluppato il suo tema in tre tappe: mentalità, sensibilità, metodologia.
a) Mentalità: bisogna cambiare idea sulla Pastorale vocazionale. Essa non è un mezzo per pescare giovani per riempire i vuoti numerici nella Congregazione. Essa al contrario si pone nel cuore dell’annuncio del Kerigma. Infatti siffatto tipo di pastorale è l’annuncio di un Dio eternamente chiamante che invita ogni persona all’incontro con Lui che da sempre ama. È un modo per aiutare il giovane a comprendere che la sua dignità umana dipende dal fatto di sentirsi amato, pensato, voluto da questo Dio. Pertanto è un errore rivolgere la pastorale vocazionale solo ai giovani che seguono un certo tipo di cammino di fede, i più bravi, impegnati. Essa è rivolta a tutti, perché tutti scoprano questo appello del Padre. Essa va posta soprattutto all’inizio di un cammino di fede. Le tappe da poter seguire possono essere inizialmente queste, cioè far capire al giovane che: a) la tua vita è preziosa perché è dono dall’alto; b) Dio ti ama e ti fa esistere, preferendoti alla non esistenza; c) pur essendo dono, la vita non è un bene da possedere e consumare; d) pertanto tu sei libero di scegliere tutto nella tua vita (professione, mestieri, modo di vivere, etc) ma non sei libero di uscire da una logica: la vita donata sei chiamata a donare agli altri. Donare la propria esistenza è logica naturale e non eroismo per pochi. Pertanto è necessario che si passi da una pastorale vocazionale basata sul modello della creazione (scopri il progetto di Dio su di te) che potrebbe sfociare nella propria autorealizzazione autoreferenziale; al modello della redenzione: se Cristo ti ha salvato sulla croce, ora fatti carico anche tu della salvezza degli altri. Abbi cura del tuo fratello. La maturità olistica della persona è raggiunta quando il giovane comprende che è arrivata l’ora di dare la propria vita agli altri.
b) Sensibilità vocazionale: il documento VC ha messo in evidenza che la vera identità del consacrato è quella di “assimilare gli stessi sentimenti di Cristo”. Perché ciò avvenga è necessario che i consacrati, e quindi i giovani che accompagniamo, lavorino nella loro interiorità affinché la loro sensibilità sia conforme a quella del Cristo. Purtroppo nelle nostre Ratio Formationis si è spesso insistito sulla formazione teologica, intellettuale, ma non sulla sensibilità del mondo interiore, del profondo. Cosa s’intende per sensibilità? È l’insieme dei nostri sensi interni ed esterni, sensazioni, sentimenti, affetti, desideri, gusti, attrazioni, criteri di scelta, passioni … Un animatore vocazionale intelligente lavora con i giovani su questi aspetti per renderli conformi a quelli di Cristo. Pertanto perché un giovane arrivi all’opzione vocazionale cristiana, qualunque sia la scelta da lui compiuta, deve essere educato alle diverse forme di sensibilità che orientano in questa direzione. Quindi creare cultura vocazionale significa mettersi al servizio della crescita nella fede della persona che noi accompagniamo, e non al servizio degli interessi di una congregazione, affinché la persona, arrivi a compiere la propria opzione vocazionale conformandosi alla sensibilità di Cristo.
c) Metodologia. Come lavorare sulla sensibilità vocazionale? Esiste una metodologia che aiuta l’animatore vocazionale a concentrarsi su otto dimensioni della sensibilità della persona che accompagna. Ossia un animatore vocazionale intelligente aiuta i giovani a formare la sua sensibilità a) intellettuale veritativa; b) orante; c) spirituale-teologica; d) etico morale; e) redentiva-relazionale; f) umano-cristiana; g) al vero-bello-buono; g) fiduciale decisionale. Solo in questo modo il giovane può arrivare all’opzione vocazionale in modo vero. Come distinguere se la opzione vocazionale assunta sia veramente cristiana o umana? La scelta umana non è aperta ad una opzione trascendentale, ma chiede una sicurezza come garanzia, per cui decido solo se ho tutti gli elementi nelle mie mani; è al minimo costo, senza sacrifici; deve essere chiara e precisa in ogni elemento (obiettivi etc); deve essere misurata sul soggetto e le sue capacità, calcolando pro e contro; rivedibile e reversibile. LA scelta cristiana, al contrario: comprende il rischio del “vai al largo”; è al massimo costo; è precisa ma mai del tutto chiara in ogni suo aspetto, poiché è basata sulla fiducia verso Dio; è una scelta per sempre.
Quando parliamo di pastorale vocazionale e di cultura vocazionale, sarebbe troppo riduttivo se dovessimo comprendere in essa la sola vocazione sacerdotale. Questo pomeriggio Fratel Francisco Barbagal cm con la sua magistrale conferenza ha trattato il delicatissimo tema della vocazione alla vita del fratello laico nella CM. Quale posto occupa la vocazione dei laici consacrati nella comunità? La conferenza del relatore si è sviluppata in sei punti:
a) idea fondamentale: il confratello ripercorre un po’ di storia relativa all’importanza di questo tema fino alla formazione di una commissione adatta alla formazione dei fratelli.
b) Identità e missione dei Fratelli laici: padri e fratelli sono entrambi missionari vincenziani; hanno la stessa missione apostolica. Essi si differenziano dagli altri laici per il senso del 4° voto e si differenziano dai padri per la loro vocazione laicale. Spesso il linguaggio non rende “giustizia” ai fratelli, soprattutto quando si dice: “Padri vincenziani”, in quanto discriminante dei fratelli laici.
c) Dimensione apostolica del fratello laico: viene sottolineata la triplice dimensione apostolica in cui i confratelli laici possono essere coinvolti a livello di comunità, Chiesa e nel mondo. Non si tratta di disimpegno per lavori umili, ma per creare ministeri che siano anche attraenti sotto previa preparazione.
d) La realtà nella CM: il numero va drammaticamente diminuendo, rispetto a quello dei padri.
e) La realtà è superiore alle idee: bisogna che si insisti molto non solo nel cambiamento delle idee ma anche delle realtà, coinvolgendo pienamente i fratelli laici nella pastorale vocazionale e altri ministeri.
f) Alcune strategie di cambiamento: vengono suggerite modalità di cambiamento di realtà.
P. Luigi Cannato cm (Missionari Vincenziani Italia – Regione Albania)