Il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo metropolita di Addis Abeba, è stato nominato coordinatore della Commissione nazionale per la riconciliazione e pace. A sceglierlo il primo ministro Abiy Ahmed che meno di un mese fa è stato ricevuto da Papa Francesco in Vaticano.

E’ missionario vincenziano ordinato presbitero il 4 luglio 1976 all’età di ventisette anni. Dopo l’ordinazione è partito volontariamente come missionario nella parte sud-occidentale del suo Paese: ha svolto il servizio pastorale prima a Dembidollo e Wallega, tra il 1976 e il 1977, e infine a Bonga e Kaffa, fino al 1979. Nel giugno del 1979 è stato imprigionato per sette mesi durante una persecuzione militare degli ecclesiastici ad opera del governo comunista del dittatore etiope Menghistu Hailè Mariàm, che ha ucciso molte migliaia di suoi oppositori, imprigionato persone per motivi religiosi e confiscato beni. Dopo la sua liberazione, nel 1981 ha deciso di completare la sua formazione a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito un dottorato in sociologia. Durante la permanenza nella capitale italiana ha anche svolto il ruolo di delegato per l’Assemblea Generale dei Lazzaristi.

La nomina di vice è ricaduta su Yetnebersh Nigussie, avvocatessa e attivista per i diritti umani, non vedente dall’età di 5 anni e insignita nel 2017 del prestigioso premio “Right Livelihood Award” ricevuto dinanzi al Parlamento svedese.

Lavorare per la pace

L’unità nazionale e la riconciliazione sono i due pilastri sui quali la Commissione dovrà lavorare in seguito alla sigla, nel 2018, dell’importante accordo di pace con l’Eritrea, dopo 20 anni di guerra e migliaia di vittime. La notizia della nomina del cardinale è stata divulgata ieri dopo l’incontro del primo ministro Abiy Ahmed con i membri della Commissione, scelti tra i rappresentanti della società civile, l’associazionismo, il mondo dei mass media. L’esortazione del premier è stata quella di lavorare in piena autonomia, con la massima libertà.

Una nomina ben accettata

La scelta del cardinale Souraphiel è stata positivamente accettata sia dal mondo della politica sia dai diversi leader religiosi. La Commissione è nata sulla scia delle esperienze fatte in Sud Africa e Ruanda, Paesi provati da decenni di apartheid e guerra civile.

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