Noi Missionari Vincenziani, siamo contadini, tra i poveri ed ignoranti, ma anche tra gli avvocati e saggi del mondo, con questi e quelli, il Fondatore comprese che una delle nostre armi essenziali è l’umiltà. È una virtù caratteristica nel lavoro missionario che non può mancare “nella sacca apostolico”… San Vincenzo si esprime così la definisce: “Oh santa virtù, quanto sei bella. Oh piccola Compagnia, come sarai amabile se il Signore ti concede questa grazia» (SVP. XI, 56-57). E continua dicendo che l’umiltà è  «la virtù di Gesù Cristo, … della sua santa madre, … dei più grandi santi, … è la virtù dei missionari» (SVP. III, 279).

È bene ricordare l’origine di questa parola, poiché ci aiuta ad entrare un po’ di più nel suo significato e nella sua influenza nella nostra vita. La parola “umiltà” viene dal latino humilitas e questa deriva (il suffisso -itas indica “qualità dell’essere”) dalla parola humus che significa “terra”.  È avere presente ciò che siamo, né più né meno, argilla nelle mani del vasaio perché egli compia la sua opera.

L’umiltà ci rende capaci di riconoscere ed ammettere le nostre debolezze e limiti, confidare più in Dio che in noi stessi. Allo stesso tempo, l’umiltà ci abilita a riconoscere i nostri talenti che sono Dono della generosità di Dio e devono essere al servizio degli altri. 

È la virtù che permette di avvicinarci ai poveri, e contemporaneamente essi vengono a noi. È la virtù che ci aiuta a vedere che tutti siamo uguali agli occhi di Dio. Agli antipodi degli umili, sono certamente i superbi di cuore chi si credono migliori degli altri che “guardano gli altri dall’alto”. L’umiltà è farsi “tutto a tutti per portarli a Cristo (1Cor.9,22).

BEATO MANUEL REQUEJO PÉREZ, C.M. – 1872 – 1936

P. Requejo entrò nella Congregazione della Missione a 56 anni di età e 33 di sacerdozio, con un percorso brillante: Professore nel Seminario di Borgo di Osma, canonico a Soria, professore universitario all’Università pontificia delle Canarie, segretario di tre vescovi …

“I suoi compagni di comunità pensano che ciò che caratterizza la vita spirituale del P. Requejo è un’umiltà profonda in un’anima nobile ed ardente. Entrato in Comunità a 56 anni dopo avere svolto incarichi importanti nella sua diocesi, la sua umiltà fu per i suoi compagni occasione di grande edificazione…” Dalla biografia in MARTIRES DELLA F.V. Salvo – Moreno. 163

Finito il Seminario Interno alla Casa Madre di Parigi, ritornò a Madrid, al suo unico destino come missionario vincenziano, nella casa di via Fernández de la Hoz, esercitando lì con semplicità ed umiltà i ministeri propri della Compagnia, fino all’arrivo della persecuzione religiosa spagnola, morendo martire il 30 agosto 1936 nella stessa città.

Marlio Nasayò Liévano, CM
Provincia di Colombia