“Mai visto niente di simile, è crisi sociale”

Parla suor Raffaella Spiezio, direttrice della Caritas: “sono 280 le nuove situazioni di disagio nelle ultime tre settimane”.

Attenti, Livorno ha fame. E siamo solo all’inizio. Il peggio deve ancora arrivare. Suor Raffella Spiezio, direttrice della Caritas, lo aveva detto al Tirreno esattamente undici giorni fa. E il peggio è arrivato. Tredici nuovi casi di povertà al giorno nelle ultime tre settimane. Gente con la dispenza di casa vuota, senza lavoro in seguito al “blocco totale” causato dal coronavirus.

E senza soldi. Neppure per e piccole spese. “C’è chi chiede un aiuto economico per rinnovare la carta d’identità, altri non riescono a pagare le bollette. La situazione è critica, siamo in difficoltà. Rischiamo di non riuscire ad aiutare tutti, i nostri conti sono in sofferenza”.

Il lavoro, per molti, è fermo da diverse settimane. E Livorno soffre, mentre i centralini della Caritas vengono presi d’assalto ogni giorno da centinaia di telefonate. “Ho fame e non ho soldi per andare a fare la spesa”, è la frase più ricorrente che arriva all’orecchio degli operatori. “In tanti anni di solidarietà – dice suor Raffaella – non avevo mai visto niente di simile”.

I nuovi poveri

Dall’inizio dell’emergenza coronavirus la Caritas di Livorno ha messo a disposizione dei cittadini un servizio. Si chiama “Pronto, ti ascolto” ed è un numero (0586 884693), attivo dalle 9 alle 13.30 dal lunedì al venerdì, cui possono rivolgersi le persone che hanno bisogno di aiuto. Qualsiasi aiuto. Dal 18 marzo ad oggi le telefonate sono state poco meno di 800. Di queste, 280 nelle ultime tre settimane sono state effettuate da cittadini che non si erano mai rivolti alla Caritas.

“Sono persone che hanno perso il lavoro dopo la chiusura del Paese per il virus – spiega suor Raffaella – o che magari svolgevano piccoli lavoretti in nero per tirare a campare, e che ora si ritrovano completamente senza soldi”. Ma alla Caritas telefonano anche gli anziani. “Soprattutto quelli che hanno i figli distanti e non possono vederli. Qualcuno ha solo bisogno di un po’ di compagnia, altri non riescono a fare la spesa in modo autonomo”, prosegue suor Raffaella. Quando il telefono squilla, la Caritas risponde e si annota la richiesta dell’utente. Poi viene effettuata una verifica per capire se effettivamente quella persona ha bisogno di aiuto. Dopodiché il cittadino viene contattato di nuovo per concordare le modalità di sostegno. “non diamo soldi – puntualizza suor Raffaella – se una persona deve pagare una bolletta, per esempio, ce la facciamo mandare e la paghiamo noi, dopo esserci accertati che si trovi realmente in una situazione di difficoltà. I casi sono in aumento esponenziale.

Timore e vergogna

Per chi non ha mai chiesto aiuto, non è facile rompere il ghiaccio e ammettere di non farcela da solo. “C’è quasi vergogna a rivolgersi alla Caritas – racconta suor Raffaella – per questo è importantissimo il lavoro dei nostri operatori telefonici. Devono abbattere il muro della timidezza e capire le difficoltà di chi ci chiede aiuto”. La Caritas di Livorno conta 65 volontari e 11 operatori, impegnati quotidianamente al servizio della collettività.

Numeri e cifre

Nell’ultimo mese la Caritas ha consegnato pacchi alimentari ad oltre duemila persone in città. Gli italiani sono il 60%. Sono stati consegnati inoltre più di 1.300 pasti caldi a domicilio. “Non è una frase fatta, ma la verità. Molte persone non hanno niente da mangiare. Per molti è un vero incubo, chiedere cibo non è semplice. Ma quando hai fame trovi anche il coraggio per alzare la cornetta”, racconta suor Raffaella. Di sicuro nelle ultime tre settimane la crisi ha stretto la presa sulla città. “L’aumento dei casi di povertà nell’ultimo periodo non deve essere sottovalutato. Oltre alla Caritas puntualizza suor Raffaella Spiezio – molte altre associazioni si danno da fare per aiutare la gente di Livorno in difficoltà”. Anziani, famiglie, giovani. La crisi non conosce età.

E in alcuni quartieri della città la situazione è particolarmente delicate. “Salviano, Corea e Shangai sono zone dove si registrano numerose richieste di aiuto. Servono sostegni, soldi e lavoro. Il momento è davvero critico. Livorno è alle prese con una profonda crisi sociale”.

Articolo di Tommaso Silvi pubblicato su “Il Tirreno” il 27 aprile 2020