I moderni biblisti ci mostrano che l’attività di Gesù è sostenuta da “gesti”: i gesti vanno oltre le parole… non chiedono il dono della parola, questo è tenuto da oratori pubblici e politici nelle loro piazze… Le mani possono guarire o ferire, accarezzare o colpire, accogliere o rifiutare.

LE MANI DI GESÙ

Sono forti e vigorosi come un buon falegname, ma allo stesso tempo teneri ad accarezzare i bambini, distesi ad aprire i rotoli della Scrittura e morbidi a scrivere sulla sabbia, mani che spezzano il pane e benedicono, mani che guariscono e resuscitano i morti, mani che esprimono rabbia con i mercanti, e dolci per assistere i malati, mani alzate al cielo per pregare, mani che infondono misericordia, tenerezza e amore nella predicazione, e se questo non bastasse, mani inchiodate alla croce come se il mondo volesse legarle per sempre, pensando di porre fine a tutte le sue opere. Con le mani trafitte dai chiodi è accaduto qualcosa di glorioso: la potenza e la mano di Dio ha vinto la morte! Le sue mani sono vive con le risplendenti ferite della risurrezione, che oggi dal cielo continuano a benedire, a spezzare il pane e a sostenere il mondo redento con il suo Preziosissimo Sangue.

LE MANI DI MARIA

Se i Vangeli sono chiari nel parlare delle mani di Gesù, non è lo stesso con le mani di Maria! Lasciano tutto alla nostra immaginazione, non lo dicono, ma potrebbero dirlo. Riusciamo a intravedere alcune caratteristiche, che oso menzionare con timore, ma con la speranza che non siano sbagliate, e che siano leggere per noi.

Maria, come donna della nostra carne, è nata, è cresciuta e si è formata nell’oscurità della sua casa, e da buona ebrea ha imparato le lettere dell’aramaico nella sua scuola domestica per poter poi leggere le Scritture. Perché non pensare che Maria abbia preso nelle sue mani e letto la Parola di Dio che aveva la pergamena della legge che Gioacchino e Anna portavano al tempio? Ma, tra l’altro, devono essere state le mani che hanno fatto la cucina, il ricamo, la pittura e le altre faccende che ogni vero ebreo faceva. Non era un pomeriggio d’estate, quando l’angelo è apparso nelle sue mani con la Torah? La casa di Nazareth era quella di una povera abitante del villaggio, che senza un paggio si occupava del marito, il Bambino, con le sue mani, mentre lui, come tutti noi, sapeva badare a se stesso. Mani che dovevano prendere la mano di suo Figlio per insegnargli le prime lettere, per prenderlo per mano affinché imparasse a camminare, e una volta uscito di casa per andare nella vita pubblica, alzò le mani più e più volte per benedirlo, e per pensare ai momenti in cui, quando il Figlio tornava a casa, con le sue mani stanche gli lavava i piedi e si occupava di lui a tavola.

E continuiamo a pensare alle mani laboriose che si sono succedute nei trent’anni di vita nascosta di Gesù, e che un giorno, quando meno ci ha pensato, ha ricevuto nelle sue mani vergini colei che è scesa dalla croce e che aveva accarezzato con le sue mani alla nascita. Sì, le mani di Maria non si sono riposate, hanno continuato nella normale usura, nella casa di Giovanni fino a quando non è stata portata in cielo.

Ma non è in riposo eterno in cielo, ma “nel frattempo la Madre di Gesù, così come è già glorificata in cielo in corpo e anima, ora risplende davanti al popolo di Dio pellegrino come segno di sicura speranza e di consolazione”. L.G. Capitolo V, 68.
E ha mostrato questa consolazione nel corso dei secoli in molti modi e in vari luoghi, con messaggi unici per l’umanità. Citiamo La Salette, Lourdes, Fatima… fino alle ultime apparizioni approvate dalla Chiesa di Kibeho, in Ruanda, alla fine del XX secolo.

LE MANI DI MARIA NELLA FAMIGLIA VINCENZIANA, E ATTRAVERSO DI LEI NEL MONDO

Un giorno inaspettato, Maria si degnò di scegliere una famiglia, nata da un contadino che la venerava in una quercia delle sue terre natie, e dal cuore di una brava donna, non una contadina ma una nobildonna, che un giorno partì in fretta e furia

per Chartres, per affidare la sua umile famiglia di poveri contadini al cuore di sua madre.

E gli anni passarono, i poveri furono serviti ed evangelizzati, e questa famiglia di consacrati era in rovina. Ed è qui che la Madre Immacolata irrompe inaspettatamente, nel silenzio e nel buio della notte, nella casa di chi una e mille volte al giorno l’ha invocata come Immacolata, e l’ha fatta conoscere e amare dai poveri e dai ricchi. Lì, le mani di Maria sono vicine, si intrecciano con le mani della contadina borgognona, e aprendole il cuore le dà i segreti per i figli del signor Vincent e della signorina Legras. La veggente aveva molti segreti nel suo cuore, ma quelli essenziali che ci ha fatto conoscere, tra cui la predilezione per le Missionarie della Congregazione e per la Missione e le Figlie della Carità: “Sono felice di donare le mie grazie alla Comunità perché la amo intensamente”. E come se non bastasse, mesi dopo ci ha lasciato il dono della sua Santa Medaglia.

Non siamo sordi alle parole e alla testimonianza di uno dei nostri, San Giovanni Gabriele Perboyre, che nella sua esperienza di santità missionaria ci dice

“Chiedi a Maria di benedire le tue parole e le tue azioni… Quando parli, quando ti confessi, quando offri il santo sacrificio, interessa a Maria il tuo favore. Non fate nulla senza di lei e trarrete abbondanti benedizioni su tutto ciò che farete… perché non è con le nostre disposizioni, ma con le sue che riceveremo Gesù”. Sì, questo è per noi sacerdoti, ma per te, Figlia della Carità o membro di una famiglia vincenziana, apri il tuo cuore a lei perché possa leggere nel libro della tua vita ciò di cui hai bisogno, e per te e per me, dispensa le benedizioni e le grazie di Gesù che ci giungono attraverso di lei in ogni passo del nostro pellegrinaggio.

E come lei, sussurrò a santa Caterina Labouré, in ogni momento della nostra vita, nelle nostre lotte, nelle nostre opere, nelle nostre gioie e nei nostri dolori, diciamo a lei con fede umile: O Maria, concepita senza peccato. Pregate per noi che ricorriamo a Voi.

Marlio Nasayó Liévano, c.m.
Provincia della Colombia

Immagini dalla Provincia delle Filippine