Quest’anno, presso la Curia Generalazia, la Settimana Santa è stata vissuta ancora una volta all’interno della Casa, senza poterla condividere con altre comunità come accaduto negli anni precedenti.
Giuseppe Carulli, ha avuto l’occasione di accompagnare una comunità delle Figlie della Carità in Albania durante il Triduo.
Anche se le celebrazioni erano semplici, c’era un’atmosfera carica di preghiera dove l’attenzione era rivolta alla Passione, Morte e Resurrezione di Gesù e alla preghiera costante per tutta la Congregazione, specialmente per i confratelli colpiti dalla malattia.
Condividiamo con voi l’omelia della Santa Messa della domenica di Pasqua presso la nostra Curia Generalizia.
Buona Pasqua!

Riflessioni sulle letture della Domenica di Pasqua

Atti 10, 34a, 37-43; Col 3, 1-4; Gv20, 1-9.

 

Mi piace l’annuncio di Pietro riguardo a Gesù di Nazareth, l’Uomo che passò sulla terra “facendo il bene” e “guarendo tutti coloro che erano oppressi dal diavolo “. Perché? Perché Dio era con lui. Una bellissima sintesi di ciò che celebriamo oggi: il Padre ha dimostrato quanto ama suo Figlio e che non è mai stato lontano da lui.

Se Dio è con te, chi sarà contro di te. A causa della sua vicinanza con Dio, Gesù aveva raggiunto la VITA prima di morire. La vita non ha abbandonato  Gesù in nessun momento. Ed Egli era consapevole di questo: ha promesso  alla Samaritana l’acqua viva”. Acqua unita allo Spirito di Vita in modo che Nicodemo potesse rinascere. Egli vive per il Padre e lo annuncia così: Io sono la risurrezione e la vita…

Era difficile per i discepoli credere che Gesù ha in se stesso la Vita. Forse è a causa dei tanti momenti di oscurità che incrociano  la vita: sofferenza, dolore, morte, incertezza, solitudine, vuoto, contrarietà… sono segni che ci travolgono, che ci spingono alla “notte oscura” della fede. È così che l’abbiamo sperimentato per tutto questo anno di malattia, di isolamento e di morte. Come la discepola convertita di Magdala e gli altri discepoli ci chiediamo: “Hanno portato via il Signore dalla tomba e non sappiamo dove l’abbiano messo”. Abbiamo una fede troppo materialista. Abbiamo bisogno, come Giovanni, e gli altri discepoli, di vedere la tomba vuota, le tele mortuarie, per credere che egli “è risorto” come aveva detto. Oggi li abbiamo visti e abbiamo creduto. Soprattutto, coloro che come  Maria e Giovanni cercano Gesù perché lo amano. Il discepolo ha bisogno di credere in profondità alla Vita e amare il Risorto, perché è chiamato ad essere un “testimone”. Predichiamo ai poveri quello che abbiamo visto e udito, e ancora di più, predichiamo l’amore che abbiamo vissuto e che dà senso alla nostra vita. Predichiamo come colui che corrisponde  all’ amore che ha ricevuto. Nella contemplazione del Risorto, anche noi, discepoli del Signore, siamo già in possesso della Vita. Il  discepolo fedele è colui che  è stato in grado di scommettere su questa Vita che lo ha raggiunto molto prima di risuscitare.

Ma se ancora camminiamo nella notte buia, con Cristo deve rinascere  il nostro amore e la nostra speranza. La nuova vita ci aspetta lungo la strada della sequela  completa della vita di Gesù Cristo. Una volta mi è stata rivolta questa domanda:- Che ne sarebbe della nostra fede se, invece della tomba vuota, si fosse trovato   il corpo del crocifisso? “Credo niente, ho risposto. Sembra che a  Gesù non importa  ciò che potrebbe accadere alla sua vita biologica. Quello che gli  interessa davvero è la VITA  a lettere maiuscole che ha raggiunto durante la sua vita, con le minuscole. Di questo ci  invita a vivere San Vincenzo, perché di  questo dobbiamo essere testimoni quando annunciamo la Buona Novella ai poveri. Mai più attuali di oggi le sue parole: “Ricordate, Padri, “che viviamo in Gesù Cristo per la morte di Gesù Cristo, e che dobbiamo morire in Gesù Cristo per la vita di Gesù Cristo, e che la nostra vita deve essere nascosta in Gesù Cristo e piena di Gesù Cristo, e che, per morire come Gesù Cristo, dobbiamo vivere come Gesù Cristo” (L, 320). Come queste parole assomigliano a quelle di Paolo: “Poiché siete morti; e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando apparirà Cristo, vita vostra, allora anche voi apparirete gloriosi, insieme a lui.”

 Se Dio è con noi come era con Gesù, che allegria! Respingiamo la “notte oscura”di una religione che ha costretto i discepoli “a rimandare la loro ricerca di Gesù”, col  pretesto che Dio osserva il sabato e riposa. La ricerca della vita non dovrebbe mai essere rinviata… dobbiamo superare  la tensione in cui ci mettono le circostanze per incontrarci col Risorto. Per rispettare la legge, non  aspettiamo l’inizio della domenica per cercare l’amato. Egli ci sta già aspettando. Qualcosa deve spingerci a cercarlo in modo permanente.

Perdonaci, Signore, quando non sappiamo cosa fare con la “notte buia”. Ascoltami: ti preferisco morto che scomparso; preferirei vederti steso con tutto e i tuoi tormenti, che ignorato; preferirei vederti massacrato, dall’utopia del Regno, che indifferente. Questo l’ho imparato da tante famiglie che a causa del  COVID non hanno  avuto l’opportunità di vedere i loro cari  per l’ultima volta. Le loro reazioni mi hanno insegnato quello di cui è capace  un cuore che non accetta la  scomparsa della persona amata.

“Etsi Deus non daretur” … nella notte buia dammi, Signore, un cuore innamorato. Anche se non fossi risorto, anche se fossi scomparso, anche se negano il tuo impegno per il Regno,  io ho bisogno di Te vivo: Padre-Fratello-Amico-Compagno, Redentore e Liberatore… Ho bisogno di te vivo perché voglio vivere io  stesso sapendo che Tu non sarai mai tra i morti, perché ci conduci al tuo Regno che è Vita. “Chiedo a nostro Signore“, prega san Vincenzo, “che possiamo morire a noi stessi, per poter  risorgere con Lui. Che egli sia  la gioia del vostro cuore, il fine e l’anima delle vostre azioni e la vostra  gloria in cielo. Sarà così , se, d’ora in avanti, ci umiliiamo come egli si umiliò, se rinunciamo alle nostre soddisfazioni per seguirlo, portando le nostre piccole croci, e se diamo  le nostre vite di buon grado, come ha dato la  sua, per il nostro prossimo che Egli ama tanto e vuole che anche noi lo  amiamo noi stessi” (SV III, 629). Amen.

P. Aarón Gutiérrez Nav