Il 6 agosto 2021 è stata consegnata alla Congregazione dei Santi la “Positio super martyrio”, il volume che riassume ed elabora sistematicamente i risultati del Processo diocesano iniziato il 9 giugno 2013 a Skalica (Arcidiocesi di Bratislava; Slovacchia) e concluso il 24 febbraio 2018.

Il Seminarista della C.M. Jan HAVLIK, nato a Vickovany (Skalica, Slovacchia) il 12 febbraio 1928, terminate le scuole secondarie, nel 1949 entrò nella Congregazione della Missione a Banska Bystrika; il 29 ottobre 1951 fu arrestato insieme agli altri seminaristi della Congregazione a Nitra. La terrificante Polizia Statale lo interrogò e torturò per 16 mesi, lasciato nella fame e al freddo. Dopo il processo, che durò dal 3 al 5 febbraio, fu condannato a dieci anni di prigione. Rifiutando di tradire la sua fede, la sua condanna fu prolungata, senza un ulteriore processo, a 11 anni di carcere. Trascorse l’ultimo periodo di carcerazione a Valdice. Anche in prigione venne interrogato, maltrattato, torturato e lasciato senza cibo ed al freddo. Si comportò sempre valorosamente.

Dopo il verdetto disse alla mamma, “Non piangere, mamma. Dovevamo offrire sull’altare un sacrificio a Dio, ora alzeremo verso di Lui invece dell’ostia la nostra vita e le nostre sofferenze”.

Quando poté uscire di prigione, fu rimandato a casa, gravemente ammalato, dove morì.

Condusse una vita santa: devoto, eccellente per il canto, dotato della parola, devoto alla Vergine Maria, perseverante e amante della preghiera.

Nel settembre 2021 Papa Francesco ha visitato la Slovacchia e nei suoi discorsi ha ricordato i martiri “che hanno testimoniato in questa nazione l’amore di Cristo in tempi molto difficili, quando tutto consigliava di tacere, di mettersi al riparo, di non professare la fede”. Quante persone generose hanno patito e sono morte qui in Slovacchia a causa del nome di Gesù! Una testimonianza compiuta per amore di Colui che avevano lungamente contemplato. Tanto da somigliargli, anche nella morte. Il Papa ha invitato, dunque, gli slovacchi a conservare il ricordo delle persone semplici che “hanno dato la vita amando fino alla fine”. Sono “i nostri eroi”, ha affermato, “eroi della quotidianità” le cui vite cambiano la storia. I testimoni, infatti, generano altri testimoni. Così si diffonde la fede, rimarca, “non con la potenza del mondo, ma con la sapienza della croce; non con le strutture, ma con la testimonianza”

Sotto l’immagine stampata all’inizio del volume dedicato alla storia del suo martirio è scritto:

Seminarista della Congregazione della Missione di San Vincenzo. Un giovane generoso, che con le sue azioni ha testimoniato i valori supremi. Testimone della fede, ha servito la verità anche a prezzo della propria vita. Ha passato 11 anni nel carcere e nei lavori forzati nelle cave di uranio. Dopo 11 anni di sofferenza è stato scarcerato ormai in fin di vita. È morto all’età di 37 anni in conseguenza del trattamento disumano subito durante la detenzione.