Introduzione
L’evangelista Giovanni vedeva in visione il fervore ed il raffreddamento; il cammino apostolico fatto di fedeltà e di tradimento della Chiesa di Laodicea (Ap. 3, 14-22) e dice: “conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza. Hai molto sopportato per il mio nome senza stancarti. Hai molto sopportato per il mio nome ho però da rimproverarti, hai abbandonato il tuo amore di prima!”. L’amore di questa Chiesa per il suo Signore conosce la fatica, il sudore, la persecuzione, il maltrattamento e il sangue. Nonostante tutto, era una chiesa che ha saputo resistere a tante tentazioni ma, tutte le esperienze negative del suo cammino di fede le avevano fatto dimenticare il suo amore: il cuore di questa Chiesa s’è raffreddato! Giovanni mette nella bocca di Gesù e lo fa dire così a questa Chiesa: vedi che non sei come prima perché prima mi amavi di più; prima facevi più sacrifici per me ed eri più generosa; prima eri pronta a mettere in gioco e compromettere la tua vita per me; sì prima eri pronta a salire sulla croce per Lui e per il mio Regno; ora non più. Ora, hai dimenticato il tuo primo amore. Sembri rassegnata, delusa e frustrata. E conclude con una esortazione di: “alzarsi, pentirsi, e camminare”.
Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC # 1803): la virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene…il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio”. Negli ultimi decenni, la Congregazione della Missione sembra portare dei segni di stanchezza nelle sue gambe storicamente molto zelanti e sta andando in missione (popolari tradizionali e missione ad gentes). Il suo zelo è meno entusiasta di prima. Come dice il CCC, se il fine di tutte le virtù evangeliche consiste nel farci simili a Dio, la virtù dello zelo per noi Vincenziani, ci rende simili a Gesù: missionario par excellance, la regola della C.M. giacché il carisma della C.M. è “continuare l’opera del Figlio di Dio sulla terra”. L’esortazione di Giovanni alla Chiesa di Laodicea di alzarsi e camminare vale anche per noi, figli di SV.
QUALCHE CENNO DELLA SCRITTURA SULLA VIRTÙ DELLO ZELO!
- “Lo zelo della tua casa mi divora”, prega il Salmista. Il libro dei Proverbi, inoltre, afferma: lo zelo (il desiderio ansioso) senza conoscenza (senza riflessione) non è una cosa buona (19,2). Quindi, lo zelo senza conoscenza è un correre a vuoto, un apostolato senza sostanza, un viaggio per il gusto di camminare. La Scrittura incoraggia ad avere un cuore pieno dell’amore di Dio capace di incendiare il cuore del mondo, del nostro prossimo. Nel linguaggio del nostro fondatore questo zelo è la fiamma di un cuore innamorato di Dio. “Infatti, dice San Paolo, rendo loro testimonianza che hanno zelo per Dio” (Rm 10,2).
- Ai discepoli di Gesù viene chiesto lo Zelo. “Quanto allo zelo, non siate pigri” (Rm 12,11). Il Signore esorta ciascuno di noi dicendo: “sii zelante e ravvediti” (Ap. 3, 19). Beninteso, c’è anche uno zelo non sano, come quello di Paolo apostolo prima della sua conversione: “era estremamente zelante nelle tradizioni dei padri” (Galati 1,14). Paolo però si giustifica dicendo: “agivo per ignoranza, nella mia incredulità” (1 Timoteo 1,13). Comunque, ci vuole lo zelo sano, espressione (fiamma) di un cuore follemente innamorato di Gesù. Solo un cuore innamorato di Dio può incendiare il mondo. Dunque, a noi, come agli Ebrei, il Signore ci raccomanda: “desideriamo che ciascuno di voi dimostri sino alla fine il medesimo zelo per rendere certa la pienezza della speranza” (6,11). In che cosa dobbiamo essere zelanti? Zelanti per il Vangelo e per fare del bene: “chi vi farà del male, se siete zelanti nel bene?” (1Pt 3,13). La FV in generale e la C.M. in particolare hanno bisogno di risvegliare il loro zelo per Gesù, per i poveri, per la chiesa locale ed il suo clero. Per farlo, ha bisogno d’essere esistenzialmente unita ed innamorata di Lui.
LA VIRTÙ DELLO ZELO PER SV È ANDARE SEMPRE OLTRE!
- Lo zelo è una delle virtù caratteristiche dei Vincenziani di sempre. Chi vuol seguire Cristo e continuare la Sua missione sulla terra, ha bisogno più d’ogni altra virtù, lo zelo. La Famiglia Vincenziana ha bisogno d’imitare lo zelo di Gesù per poter continuare la Sua missione sulla terra: il quale passò beneficando e risanando tutti (Atti 10,38). La virtù dello zelo deve spronare i membri della C.M. d’essere e di fare di più come la Chiesa di Loadicea. Ha bisogno di uno zelo fervente. Questa virtù, ovviamente riguarda tutti noi e tutti gli ambiti della nostra vita: pensieri, desideri, azioni pastorali e vita comunitaria; un fervore d’amore gratuito capace di cambiare il mondo.
- Che cos’è la virtù dello zelo per SV? Lo zelo è “la fiamma” di un cuore che arde d’amore. Nelle parole di San Vincenzo: “se l’amore è un fuoco, lo zelo ne è la fiamma”; Se l’amore è un sole, lo zelo ne è il raggio”. Come “fiamma” intende incendiare d’amore il cuore del mondo e del prossimo. Il missionario, quindi, se s’è radicato nell’amore di Dio, lo zelo, cioè, la sua fiamma è un risultato naturale. Questa fiamma parte da un cuore che arde d’amore ed è indirizzata verso il prossimo: l’amore di Dio e del prossimo.
- Quali sono i nemici dello zelo: Lo scopo ultimo dello zelo di cui parliamo è la salvezza delle anime; questa virtù richiede una compassione, disponibilità assoluta, generosità e tanti sacrifici e rinunce da parte nostra. Soprattutto, per noi missionari, si richiede una sensibilità spirituale e umana ai bisogni dei poveri (spirituali e corporali).
- Il nemico principale di questa virtù è “l’amore piegato in se stesso”. Ed è l’avversario principale della nostra vita spirituale ed apostolica. Questo amore egoista, si concentra su se stesso, si preoccupa del proprio comfort zone e della propria comodità. È un amore mondano contrariamente al consiglio di Paolo: “non conformatevi a questo mondo” (Rm 12,2). Questo amore piegato in se stesso ci rende in preda dell’individualismo, l’orgoglio e la presunzione, la pigrizia, e l’ozio. Non potremo avere nemici più feroci di questi nella nostra vita personale e comunitaria.
Conclusione
Vincenzo ci ricordava che la nostra evangelizzazione richiede un rinnovato ardore d’amore e la testimonianza viva della verità del Vangelo vissuta nella carità operosa. Noi siamo chiamati di unire l’amore affettivo ed effettivo: essere contemplativi in azione! Pur non essendo di San Vincenzo, la seguente frase, ‘‘certosini in casa e apostoli in campagna’’ esprime bene l’idea sottostante che San Vincenzo aveva sulla sua comunità: “dobbiamo essere tutti di Dio e dèditi al servizio del prossimo; dobbiamo darci a Dio per questo, consumarci per questo, dare la nostra vita per questo, spogliarci, per così dire, per rivestirlo’’ (PE n. 188).
Se l’amore è fuoco lo zelo è la fiamma (SV); lo zelo è contrario alla “tiepidezza e mediocrità”. Il tiepido rassomiglia ad una vigna non coltivata, ad una casa senza porte. Anche per noi, allora, avere lo zelo non vuol dire altro che vivere d’un amore ardente per Dio e la passione per il servizio dell’uomo, il prossimo. “I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: lo zelo per la tua casa mi divorerà” ci dice Gv. 2,17. Sarà sempre indispensabile coltivare tutte le virtù, compresa la virtù dello zelo, praticandole con ‘dolcezza e umiltà’.
P. Zeracristos Yosief, C.M.
Questo articolo fa parte di una riflessione sulle virtù vincenziane:
Umiltà
Semplicità
Mitezza