La festa di Ognissanti, conosciuta anche come il giorno di tutti i Santi, è una celebrazione fondamentale per il cristianesimo. Questa festa rende omaggio a tutti i santi, compresi quelli non canonizzati. Nel calendario liturgico, la Solennità di Ognissanti si riferisce al 1° novembre, seguita dalla commemorazione dei defunti il 2 novembre. Questa è una festa di precetto, quindi i fedeli sono tenuti a partecipare alla Messa.
Le origini della festa risalgono alle popolazioni celtiche e alla loro cultura. Le prime commemorazioni dei santi iniziarono nel IV secolo ad Antiochia. La festa, in origine celebrata a maggio, fu spostata al 1° novembre da Papa Gregorio III. Questa decisione fu influenzata dalla consacrazione della cappella a San Pietro dedicata alle reliquie dei Santi Apostoli e di tutti i Santi, martiri e confessori. La data del 1° novembre fu scelta per far coincidere la festa di Ognissanti con l’antica festività celtica, legata alla festa romana, dopo la conquista della Gallia.
Il significato della festa di Ognissanti ha radici nella cultura celtica, che divideva l’anno in due periodi: uno di nascita e rigoglio della natura e l’altro di letargo. Questi periodi erano segnati dalle festività di Beltane e Samhain. Con l’espansione del cristianesimo, la festa acquisì un significato spirituale e religioso, commemorando sia la quiete della natura sia il mondo dell’aldilà.
I Santi Vincenziani: Esempi Luminosi di Santità e Martirio
Nella celebrazione di Tutti i Santi, momento in cui ci uniamo in preghiera con il cielo, è impossibile non pensare ai numerosi santi e beati che hanno arricchito la Famiglia Vincenziana con la loro dedizione e amore per il prossimo. La santità, come ci ricorda la festa di Ognissanti, non è un privilegio per pochi ma una chiamata universale. Tra questi, un gruppo speciale di 60 martiri vincenziani spicca per il loro coraggio e sacrificio durante la persecuzione religiosa in Spagna tra il 1936 e il 1939. Questi martiri, che comprendono sacerdoti, laici e Figlie della Carità, hanno dato la loro vita per la fede, testimoniando con il loro sangue l’amore di Cristo e la forza del Vangelo. La loro testimonianza ci ricorda che la santità può anche significare dare la propria vita per ciò in cui si crede. Come ha affermato San Vincenzo de’ Paoli, “Non c’è atto d’amore più grande del martirio”.
Il Carisma Vincenziano e la Chiamata alla Santità in Tempi di Conflitto
In un mondo segnato da conflitti, tensioni e guerre, la riflessione sulla santità e sulla pace è più attuale che mai. Le guerre in corso ci mostrano la fragilità della nostra umanità e la profonda necessità di costruttori di pace e di operatori di giustizia. In questo contesto, il carisma vincenziano emerge come una luce brillante, chiamando ogni individuo a una profonda conversione del cuore e a una dedizione senza riserve al servizio degli altri.
Papa Francesco ci ha ricordato che la vera pace non è semplicemente l’assenza di guerra, ma la presenza di giustizia, misericordia e amore. La Famiglia Vincenziana, con la sua lunga storia di servizio ai poveri e ai marginalizzati, è un esempio vivente di come la santità possa essere raggiunta attraverso azioni concrete di amore e solidarietà.
Oggi, come missionari, siamo chiamati non solo a proclamare il Vangelo con le parole, ma soprattutto con le nostre azioni. La santità, in questo contesto, non è un ideale lontano, ma una chiamata urgente a vivere l’amore di Cristo in mezzo alle sfide e ai conflitti del nostro tempo. Come ha detto Papa Francesco, “essere operatori di pace, essere santi, non è capacità nostra, è dono suo, è grazia”. In un mondo ferito da divisioni e conflitti, la nostra chiamata alla santità è anche una chiamata a essere segni di speranza, ponti di riconciliazione e strumenti di pace.