Venerdì Santo Quaresima 2024

Guardiamo, come vincenziani, al Crocifisso perché ci dia la forza necessaria per andare oltre le difficoltà e le sofferenze.

 

Ogni Venerdì Santo, la nostra Chiesa cattolica celebra la memoria e ricorda con intima devozione spirituale la morte in croce del Figlio di Dio. In questo giorno unico nella storia, tutta la Chiesa sente il dramma del Figlio di Dio, gravato dal dolore, dal male e dal peccato dell’uomo e dell’intera umanità. Allo stesso tempo, il dramma del Venerdì Santo rivela il peso del dolore dell’uomo rifiutato, oppresso e schiacciato; il peso del peccato che sfigura il suo volto, il peso del male. Quel giorno rivela a tutti la sconfitta definitiva di Colui che aveva portato la luce a coloro che erano immersi nelle tenebre; di Colui che aveva parlato della potenza del perdono e della misericordia (cfr. Mc 11,25; Lc 1,49-50); di Colui che aveva invitato a credere nell’amore infinito di Dio per ogni persona umana (cfr. Gv 15,9-10). In quel giorno è raffigurato come disprezzato e rifiutato, rappresentando “l’uomo dei dolori, abituato alle sofferenze, evitato dagli uomini, davanti al quale il volto è nascosto” (Is 53,3). Allo stesso modo, quel giorno rivela anche la tragica fine di un Uomo unico nella storia di tutti i tempi, che ha cambiato il mondo non colpendo gli altri, ma lasciandosi uccidere inchiodato a una croce[1] .

È questo Uomo, che ha cambiato il mondo in molti modi, segnato ora dalla sofferenza e dal supplizio della croce, che la Chiesa ci invita a contemplare attivamente. Nel suo volto segnato dal dolore, contempliamo il peccato, il dolore e la sofferenza dell’intera famiglia umana causata da incomprensioni, divisioni, preoccupazioni per il futuro, malattie e difficoltà di ogni genere. Ancora oggi, dopo tanti grandi progressi scientifici, la situazione di molte famiglie continua ad essere aggravata dalla precarietà del lavoro e dai gravi effetti negativi della crisi economica e del riscaldamento globale[2] . Di fronte a tanto dolore, la Chiesa ci sfida a guardare al Crocifisso e a dire come San Paolo: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo: la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose siamo più che vincitori per mezzo di colui che ci ha amati” (Romani 8, 35.37).

Guardiamo dunque, vincenziani, al Crocifisso perché ci dia la forza necessaria per andare oltre le difficoltà e le sofferenze (cfr. XII, 227). Imitiamo il Crocifisso, prendendo su di noi i dolori, le sofferenze, il dramma, la speranza e l’angoscia dei poveri, i prediletti di Dio (cfr. XI, 273). Contempliamo il Crocifisso per renderci conto che “Dio ama i poveri e quindi ama chi ama i poveri” (XI, 273). Facciamo di questo Venerdì Santo un giorno per impegnarci con un amore nuovo al servizio dei poveri e degli abbandonati (cfr. XI, 273).

Fare questo significa partecipare alla sofferenza di Gesù Cristo, evangelizzatore dei poveri. È anche un’opportunità per accompagnare il nostro Maestro, condividendo la sua passione nel lavoro quotidiano, nella vita della Chiesa, nella pratica della carità. Come vincenziani, non possiamo dimenticare che è proprio nella croce del Signore, nel suo amore sconfinato, che ci si dona totalmente. In essa si trova la fonte della grazia, della liberazione, della pace, della salvezza e della missione. È nella croce di Cristo che il servizio ai poveri assume il suo vero significato. È in essa che Vincenzo de’ Paoli ha attinto la forza per prendere su di sé la sofferenza, il dolore e la miseria del suo tempo. San Vincenzo interpretò la scena della croce come: la risposta sovrabbondante al bisogno di ogni persona di essere amata e servita. Per questo era sempre attento alla persona dei poveri, alla loro situazione particolare, alla loro dignità. In ogni povero cercava di trovare il Crocifisso  e a sua volta esortava i suoi a fare altrettanto (cfr. IX, 750).

Vincenziani, continuiamo a contemplare quell’uomo crocifisso, che è il Figlio di Dio, per renderci conto che in Lui anche il peccato, la sofferenza e la morte assumono un nuovo significato e una nuova direzione. In Lui siamo salvati e vinti, entrando nel trionfo definitivo dell’amore, della gioia e della vita sul male, sulla sofferenza e sulla morte[3] . Impariamo, dunque, la grande lezione d’amore che Dio ci ha dato sulla croce, affinché nasca in noi un rinnovato desiderio di conversione, vivendo ogni giorno lo stesso amore, unica forza capace di cambiare il mondo. Riconosciamo che solo l’amore del Crocifisso è capace di trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne . Cuori di carne di cui, oggi più che mai, abbiamo bisogno per vedere e capire tanti fratelli e sorelle crocifissi e abbandonati. Alcuni che, vicino a noi, non sono più un volto ma un numero; un reietto già classificato come un problema, che non osiamo nemmeno guardare.

Di fronte a ciò, come vincenziani, in questo Venerdì Santo abbiamo occhi e cuore per gli scartati con i guanti bianchi: i bambini non nati, gli anziani lasciati soli, abbandonati negli istituti geriatrici, i malati che non vengono visitati, i disabili che vengono ignorati.  Occhi e cuori aperti per riconoscere i giovani che sentono un grande vuoto interiore senza che nessuno ascolti veramente il loro grido di dolore e che non trovano altra via che il suicidio[4] . Come Famiglia Vincenziana, come San Vincenzo e tanti altri santi che si sono lasciati sedurre dal mistero della passione di Cristo, uniamo le nostre sofferenze a quelle del Crocifisso. Diventiamo veri missionari che sanno vedere e riconoscere il Crocifisso che continua a gridare tra i più poveri. Non facciamoci complici dell’indifferenza e dell’ingiustizia. Ricordiamoci che per noi vincenziani nessuno può essere scartato o abbandonato al suo destino, perché sappiamo che gli abbandonati sono i preferiti di Dio.  Amiamo dunque il Crocifisso nei suoi prediletti, con un amore che si concretizza nell’azione e senza dimenticare che “l’opera più umana è quella di essere utile al prossimo” (Sofocle).

Cosa ci invita a fare il Venerdì Santo? Ad essere utili al nostro prossimo, contemplando Cristo crocifisso.

Di Jean Rolex, CM

[1] Benedetto XVI (2012). Commento del Santo Padre al termine della Via Crucis al Colosseo. Recuperato da https://www.vatican.va/.

[2] Francesco (2015). Lettera enciclica Laudato Si’ sulla cura della casa comune. Recuperato da https://www.vatican.va/.

[3] Benedetto XVI (2012). Commento del Santo Padre al termine della Via Crucis al Colosseo. Recuperato da https://www.vatican.va/.

[4] Francesco (2023). Omelia per la celebrazione della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Recuperato da https://www.vatican.va/.