Oggi vi raccontiamo la storia delle missioni di lunga durata in Sardegna, dove i nostri confratelli diffondono il carisma vincenziano da anni!
La Casa della Missione di Sassari fin dai primi anni del secolo scorso si è sempre identificata nella predicazione delle missioni al popolo, come già avveniva in tutta Italia. E’ stato il Servo di Dio Padre Giovanni Battista Manzella (1855-1937) a intraprenderle con decisione nel 1904, pur impegnato come Direttore spirituale nel Seminario Teologico della città. L’anno seguente, invece, si impegnò in questo nuovo ministero a tempo pieno, coinvolgendovi anche altri confratelli. Così ne scrisse un anno prima della morte:
“Non si facevano che poche missioni all’anno; i missionari erano sempre in casa; si trovava il tempo di fare la passeggiata tutti i giorni. Venuto io al governo, tutto l’anno eravamo in missione…”[1]. E qualche mese dopo ribadiva: “Prima non si davano missioni se non tre o quattro all’anno, al massimo, mentre giunto io al superiorato eravamo sempre in missione … Nelle missioni si fondava la Compagnia della Carità …”[2].
Negli anni 1957-1965 vi si aggiunsero anche le “missioni della POA (Pontificie Opere di Assistenza)” che prevedevano una permanenza dei missionari a Tempio Pausania da ottobre fino al maggio seguente, per lo più in casa d’affitto. Curavano spiritualmente le popolazioni abbandonate della Gallura e dell’Anglona, inviandone periodiche relazioni alla medesima POA. Vi furono impegnati i PP. Spirito Raffaele e Cubeddu Candido. Nel 1959-1960 vi partecipò con grande dedizione anche il giovane padre Giuseppe Toscani. Quell’anno missionario gli rimase indelebile nel cuore per tutta la vita, parlandone sempre con entusiasmo e anche con nostalgia.
Una nuova modalità di “Missione di lunga durata” nella Diocesi di Tempio, con un impegno pastorale inizialmente di un anno in ogni parrocchia, fu avviata nel 2000 dal Visitatore P. Bruno Gonella e confermata nel 2003 al Visitatore P. Erminio Antonello. Ne eravamo protagonisti io come sacerdote e il diacono p. Tonino Secchi (1958-2019). In 18 anni (2000-2018) abbiamo lavorato in 12 parrocchie, in ognuna con modalità specifiche.
Valledoria
Nel 2000-2001 a Valledoria, in aiuto al vecchio parroco, fu programmato tutto un anno pastorale a carattere missionario, puntando soprattutto sulla corresponsabilità dei Laici, protagonisti di una “missione parrocchiale” nella quaresima 2001, nella quale si svilupparono soprattutto gli Incontri di preghiera quotidiani dei Bambini, sia prima della scuola che nel pomeriggio, per quindici giorni. Riuscirono bene anche i Centri di ascolto della Parola di Dio nelle famiglie per tutta la quaresima. Infine si diede impulso alla Confraternita di Santa Croce in vista delle celebrazioni della Passione nella Settimana Santa. In questo modo vi preparammo l’arrivo di un nuovo parroco.
Erula
A Erula (2001-2002), data la particolare configurazione territoriale, si volle soprattutto rivitalizzare la vita parrocchiale, con una particolare attenzione all’Eucaristia domenicale in tutte le sue frazioncine, all’assistenza spirituale degli anziani e ammalati del vasto territorio, alle famiglie, con una particolare attenzione ai Bambini, Ragazzi e Giovani. Riuscì molto efficace soprattutto la pastorale scolastica desiderata e realizzata in piena collaborazione con tutte le insegnanti. Così Famiglie, Scuola e Parrocchia diventarono una vera comunità pienamente attiva, ricostituita e visibilmente unita.
S. Maria Coghinas
Nel 2002-2003 fummo impegnati a S. Maria Coghinas. Subentrando al vecchio parroco, si è ripetuto il programma già svolto a Valledoria, con l‘arricchimento della pastorale giovanile di Erula in un saloncino attiguo alla chiesa e inaugurato da noi. Fu avviato un bel Coro liturgico dei ragazzi e giovani e si è istituita la numerosa Confraternita di santa Croce per gli uomini e quella del Rosario per le donne, con l’intensa partecipazione e animazione nei riti della Settimana Santa.
Olbia
L’anno pastorale a Olbia-S. Famiglia (2003-2004) ci fu richiesto come aiuto missionario all’anziano parroco seriamente ammalato. Coadiuvati da alcuni Diaconi permanenti, sono rimasti particolarmente graditi i Centri di ascolto rionali realizzati nella quaresima, e che, nell’anno successivo, furono ripetuti anche dal nuovo parroco con i Diaconi. In aggiunta alla parrocchia, ogni settimana garantivamo la Messa domenicale anche nelle frazioni di Loiri e Porto san Paolo curandovi anche la comunione mensile ai malati e anziani.
Laerru e Martis
Con Laerru e Martis (2004-2007) iniziammo l’assunzione di due parrocchie insieme, lavorandovi per tre anni consecutivi. Ci siamo preoccupati di ridare vita alle due comunità, inserendoci nel notevole sforzo di pastorale liturgica già impressovi dal parroco precedente.
Martis era il paese natio del nostro p. Giovanni Razzu (1936-2024), da sempre in Madagascar, le cui nipoti costituirono il fulcro dell’animazione parrocchiale. La comunità di circa 650 anime era molto unita e frequentava regolarmente, anche grazie alle due Confraternite maschili di Santa Croce e del Rosario, sempre presenti alle celebrazioni festive e anche a tutti i funerali. Nel terzo anno pastorale, in quaresima riuscimmo a iscrivervi una quindicina di giovani, tutti dai quindici ai venticinque anni.
A Laerru, circa 1100 abitanti, insistemmo ulteriormente sulla centralità e la frequenza della Eucaristia domenicale e vi riorganizzammo Catechiste per i Bambini e Ragazzi, estendendone la frequenza a tutto l’anno scolastico. Vi avviammo il Coro liturgico e ricostituimmo, per gli uomini, la Confraternita di S. Croce, già estinta da molti anni. Vi incoraggiammo anche la già esistente “Società delle Anime”, che garantiva il funerale gratuito a tutti gli iscritti. Tutto il paese ne faceva parte. Era una bella iniziativa sociale già funzionante da lunga tradizione.
In entrambi i paesi, nel periodo pasquale riprendemmo la Benedizione delle Famiglie, mai più realizzata da molti anni, e nel mese di maggio curammo la Peregrinatio Mariae col Rosario comunitario nelle famiglie a carattere rionale.
Trinità d’Agultu e Sedini
Nel triennio 2007-2010 eccoci a Trinità d’Agultu e a Sedini,
In quest’ultimo paese subentrammo nell’ottima organizzazione pastorale avviata dal parroco predecessore, con sistematiche riunioni settimanali per le catechiste, il gruppo liturgico e quello caritativo. Esisteva già anche una collaborazione efficace dei laici nella gestione economica. Nel terzo anno missionario, questa parrocchia fu guidata dal p. Beltrando Pier Carlo, proveniente dalla missione continuata del Friuli e prossimo a ripartire alla missione di Curitiba.
A Trinità d’Agultu, dove ugualmente sussisteva una comunità fervente e disponibile, inaugurammo i locali del nuovo Oratorio che divenne la sede per i catechismi, le attività giovanili, e per gli incontri di diverse associazioni di adulti. <vi si insediò pure la redazione del periodico parrocchiale, e non solo.
La nostra azione pastorale si estendeva anche alle numerose frazioni del territorio, con le chiese campestri di S. Maria di Vignola, di San Giovanni Battista a Lu Colbu e della Natività di Maria a La Paduledda.
Un autentico fiore all’occhiello della nostra presenza missionaria fu la costituzione delle Confraternite di S. Croce e del Rosario, culminata nelle celebrazioni della Settimana Santa del 2010. Quella di S. Croce fu costituita inizialmente tra i giovani e gli uomini dediti soprattutto alla frequentazione del Bar, quasi allergici alle celebrazioni religiose. La pazienza e l’amicizia di padre Tonino Secchi riuscirono a smuoverli portandoli nuovamente in chiesa e ai sacramenti. Così la Settimana santa di quel terzo anno missionario testimoniò il miracolo della Grazia, che aveva trasformato interiormente questi uomini. La gioia di qualche mamma per la conversione del figlio si espresse anche in un pianto gioioso: “Avete riportato in chiesa mio figlio!”. La confraternita fu ulteriormente perfezionata con un regolamento canonico e ancora oggi, caratterizzata dal canto liturgico gallurese, accompagna tutti i funerali e anima le celebrazioni delle feste parrocchiali.
Pastorale a Olbia
Nell’ottobre 2010 iniziammo un triennio pastorale a Olbia. Il vescovo mons. Sebastiano Sanguineti ci propose la fondazione di una nuova parrocchia, già intitolata a Sant’Ignazio da Laconi, in vista di un prossimo arrivo dei Francescani Cappuccini, ancora impegnati in Corsica e nella Spagna.
Individuata la sede provvisoria in una sala di 100 mq, iniziammo subito con la visita a tutte le famiglie del quartiere di Sa minda noa, con la Messa quotidiana in quel piccolo Cenacolo e altre 2 domenicali in altrettante chiese campestri di quel territorio. Avviammo subito anche il Catechismo dei fanciulli e ragazzi; si formò presto un Coro liturgico per il canto e curammo la visita mensile agli anziani e ammalati.
Gli abitanti del rione rispondevano partecipando con entusiasmo alle iniziative parrocchiali. Così al termine del primo anno pastorale potemmo festeggiare il patrono sant’Ignazio già con una artistica statua lignea, realizzata dalla Ditta Perathoner di Ortisei, nel Trentino, con una solenne processione nel quartiere..
Il secondo anno fu dedicato, oltre che alla pastorale già avviata, anche a preparare un progetto per la nuova chiesa da realizzare: il vescovo volle la nostra partecipazione al concorso nazionale per tre chiese nuove: con viaggi alla sede CEI di Roma, con indicazioni generali sul modello di chiesa vagheggiata dalla popolazione e individuazione del terreno comunale per la sua costruzione. Risultammo vincitori per una chiesa nell’ Italia Centrale, cui rientrava anche la Sardegna. Intanto iniziammo subito anche le pratiche comunali per realizzare un provvisorio salone prefabbricato ormai necessario per la comunità di circa 5.000 abitanti, sempre in crescita.
A conclusione del terzo anno, la parrocchia, vivace e funzionante, fu consegnata ai padri francescani.
Cannigione e Bassacutena
Da Olbia fummo dirottati a Cannigione e Bassacutena (2013-2017), distanti tra loro ben 24 km. Questa era una frazione di Tempio Pausania, mentre Cannigione apparteneva al comune di Arzachena, alle porte della Costa Smeralda.
In entrambe le parrocchie ebbimo il difficile compito di pacificare due comunità nei riguardi dei propri parroci.
A Cannigione un parroco anziano e autocrate era stato totalmente incurante delle iniziative sociali di un gruppo di laici, vogliosi di collaborare con lui: il bel salone oratoriale era chiuso da anni, mentre gli adulti laici avevano costituito l’associazione oratoriale “Manni e minori” (“Adulti e Ragazzi”) in un locale del Comune. Al nostro arrivo, l’anziano parroco, già nostro amico da tempo, collaborò con noi nel ministero sacramentale dell’Eucarestia e delle Confessioni, pur risiedendo nell’abitazione propria. L’associazione “Manni e minori” fu recuperata dal p. Tonino per l’attività dell’oratorio parrocchiale nuovamente aperto a tutti, ragazzi e adulti, sia nel locale comunale in uso come nel salone parrocchiale, rimesso a nuovo. Così “Manni e minori” diventò anche il Comitato della festa patronale e si costituì in “Associazione culturale” per ulteriori iniziative sociali.
Anche a Bassacutena la popolazione e il parroco erano in aperta lotta: l’edificio della chiesa con la casa canonica erano in pieno restauro, interrotto però per la mancanza di fondi economici; vi potevamo utilizzare soltanto la chiesetta e il saloncino adiacente come ufficio parrocchiale e per piccole adunanze. I locali del piano superiore erano irraggiungibili per lo scalone totalmente distrutto e perché da ristrutturare completamente. Inoltre, per affermare la proprietà parrocchiale sulla piazzetta circostante non aveva esitato di sradicarne le piante ombrose, tanto necessarie per un po’ di rinfresco estivo. La convivenza sociale era diventata impossibile e, per di più, diffusa dalla cronaca giornalistica.
Con una frequenza di quattro giorni settimanali, vi assicurammo le celebrazioni eucaristiche, il catechismo dei pochi ragazzi, la cura mensile dei malati e anziani e la frequente visita alle famiglie. Anche in questo territorio gallurese, era d’obbligo la pastorale delle numerose frazioncine, almeno con la Messa annuale nelle feste delle chiese campestri di San Giacomo, Santa Maria e San Simplicio in Lu Macchjettu, San Lussorio e Santa Maria in Campo Rotondo. Nella frazioncina di Lu Mocu, infine, la Messa era settimanale. Si riprese persino la processione di accompagnamento funebre fino al cimitero, ben distante dall’abitato e, per di più, lungo la strada statale: la popolazione ci teneva e lo desiderava.
Così la comunità parrocchiale riacquistò unità e vivacità pastorale.
Al termine dei tre anni stabiliti, nel 2016 il vescovo ebbe a dirci: “In questi tre anni avete trasformato le due parrocchia: voglio che continuiate ancora per un anno per consolidarle ancora”. E ci toccò rimanervi per un quarto anno.
Sant’Antonio Gallura
A Sant’Antonio Gallura (2017-2018), dopo il trasferimento del parroco mons. Gian Franco Saba alla sede vescovile di Sassari, ci fu chiesto di sostituirlo anche solo per un anno. Infatti era maturata anche la decisione del Visitatore per un nostro rientro a Sassari. Non ostante l’impegno di una giornata settimanale da dedicare alla comunità di Sassari, continuammo ad animare la parrocchia che ci era stata affidata. Era già ben organizzata con la collaborazione di un diacono del paese e di parecchie persone già coinvolte nel canto liturgico, nella catechesi, nella preghiera comunitaria del mattino. A padre Tonino toccò l’animazione dell’Oratorio.
Anche qui non mancavano le frazioni da seguire: Priatu con la chiesetta della Madonna di Montenero e La Crucitta con quella dell’Immacolata Concezione, dove si celebrava la Messa domenicale; in altre, invece, si celebravano le feste annuali e mensilmente era garantita la visita agli ammalati: San Giacomo, San Leonardo, Sant’Elena e San Santino a Scupetu.
Così per 18 anni abbiamo ripercorso le tappe missionarie dei nostri confratelli della antica POA (Pontificie Opere di Assistenza), già impegnati in Gallura e Anglona dal 1957 al 1965.
Così scriveva P. Robert Maloney nel 2002:
“Uno non sa mai se sta per creare qualcosa di nuovo. Infatti, San Vincenzo non era certamente cosciente che i semi che andava seminando sarebbero diventati un giorno grandi alberi … Ciò che voglio dire è questo: inizi creativi, inventivi non sono abitualmente riconosciuti che in seguito, quando han preso tutta la loro dimensione di opere nuove. Il seme non rivela tutta la sua bellezza, se non quando l’albero è fiorito. Così vi dico oggi: seminate numerosi grani. Aprite le vostre orecchie a nuove idee, come lo erano quelle di San Vincenzo.
Prendetele e utilizzatele voi stessi. Sostenete le nuove iniziative degli altri. In questi tempi di sfide, incoraggiate la creatività, e siate coraggiosi e perseveranti nel realizzare idee innovative …”[3]. (P. Robert Maloney).
Per me e padre Tonino Secchi questa esperienza quasi ventennale di “missioni a lunga durata” è stata un bel tentativo di aggiornamento delle “missioni popolari” tradizionali secondo le esigenze pastorali della Chiesa di oggi, con modalità tuttora suscettibili di nuovi sviluppi.
P. Pietro Pigozzi, cm.
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[1] Lettera a Eugenio Biamino, 21/11/1936.
[2] Lettera a Eugenio Biamino, 10/03/1937.
[3] Cfr. Vincentiana, marzo-aprile 2002.