Nel giorno dei fedeli defunti, la nostra comunità cattolica si unisce per onorare coloro che ci hanno preceduto, visitando i cimiteri, pregando e riflettendo sulla speranza della resurrezione. In questo articolo, Jean Rolex, CM, esplora l’importanza di questi momenti e come, da buoni vincenziani, possiamo ricordare i nostri cari attraverso opere di carità e misericordia. Scopri le iniziative e i gesti semplici che possono trasformare questo giorno in un’occasione di amore, fede e servizio verso gli altri.
Dopo aver celebrato la solennità di Tutti i Santi, la nostra Chiesa cattolica invita caldamente i suoi figli a commemorare tutti i fedeli defunti. [1]Cioè a rivolgere lo sguardo ai tanti volti che ci hanno preceduto e che hanno terminato il loro cammino terreno. Come vuole la tradizione, molti cattolici in questi giorni visitano i cimiteri per pregare per i loro cari che li hanno lasciati. Queste visite ai cimiteri esprimono, tra l’altro, affetto, rispetto e omaggio. È un gesto molto semplice, ma che esprime amore e speranza nella resurrezione dei morti. Visitando le tombe dei propri cari e osservando i diversi ricordi accatastati davanti a loro, si scopre come hanno vissuto, cosa hanno amato, cosa hanno temuto, cosa hanno sperato e cosa hanno odiato. [2]Le tombe sono quasi uno specchio del loro mondo.
Quindi, come vincenziani, in questo giorno speciale onoriamo i nostri defunti visitando le loro tombe, pregando per loro e riflettendo sulla morte, un tema che ci riguarda tutti. Il motivo è che si tratta di una realtà estranea alla nostra natura, frutto dell’invidia del diavolo (Sap 2,23-24). La paura della morte è profondamente radicata in ogni essere umano e comincia a manifestarsi in modo confuso non appena un bambino raggiunge l’età della ragione e della conoscenza. In realtà, la morte riguarda ognuno di noi, riguarda l’uomo in ogni epoca e in ogni luogo. [3]Di fronte al mistero della morte, tutti noi, anche inconsciamente, cerchiamo qualcosa che ci inviti alla speranza, un segno che ci dia consolazione, che ci apra qualche orizzonte, che ci offra anche un futuro. È proprio andando nei nostri cimiteri a visitare i nostri cari che “è un viaggio segnato dalla speranza dell’eternità”.
Anche se la nostra condizione umana ci fa temere la morte, non possiamo accettare che tutte le cose belle e grandi che abbiamo realizzato durante la vita vengano cancellate all’improvviso, che cadano nell’abisso del nulla. Ma Gesù è la nostra garanzia. Egli ha vinto la morte con la sua morte e ha promesso la vita eterna a tutti coloro che hanno mangiato la sua carne e bevuto il suo sangue (cfr. Gv 6,51). L’annuncio della risurrezione e della vita eterna è, a mio avviso, un annuncio gioioso e pieno di speranza. Il Dio di Gesù Cristo in cui crediamo è un Dio dei vivi e non dei morti. La nostra vita è nelle sue mani. Da lui partiamo e a lui torneremo. E il nostro incontro finale con qualcuno che si è rivelato a noi come “tutto amore” deve essere buono.
Un paziente terminale chiese al suo medico cristiano: “Dottore, mi dica, cosa c’è dall’altra parte della morte?”. Il medico gli rispose: “Non so quasi nulla di ciò che c’è dall’altra parte della morte. So solo una cosa: il mio Signore è lì, e questo mi basta”. Che sollievo sapere che il Signore ci aspetta.
Onorare i nostri defunti significa anche pregare con affetto e amore per loro. È anche un invito a rinnovare con coraggio e forza la nostra fede nella vita eterna; anzi, a vivere con questa grande speranza e a testimoniarla al mondo. Non smettete di pregare e di offrire Messe per i vostri defunti. Pregare per loro è un’opera di misericordia. Impariamo dal Maestro dei maestri che visitò la tomba, pianse e pregò il Padre per il suo amico Lazzaro (cfr. Gv 11,28-37). Con questo gesto, Gesù Cristo, evangelizzatore dei poveri, diventa il modello per eccellenza di quest’opera di misericordia.
I defunti non hanno altri che noi a pregare per loro. Essi dipendono dalla nostra preghiera e da quella della Chiesa. Pertanto, non dimenticate i vostri defunti con nessun pretesto. La preghiera, ci ricorda San Tommaso d’Aquino, “è infallibile se chiede qualcosa di necessario per la salvezza eterna”. Quindi, pregate per i vostri defunti.
Onorare i nostri defunti significa anche compiere alcune opere di carità che sono proprie di un vincenziano. Le opere vincenziane sono quelle ispirate a San Vincenzo de’ Paoli, noto per la sua dedizione ai poveri e agli emarginati. Queste opere hanno lo scopo non solo di onorare la memoria del defunto, ma anche di riflettere lo spirito di compassione e di servizio che caratterizza i vincenziani. Un servizio che si basa sulla fede, sulla preghiera, sull’umiltà e sul rispetto. Quali opere vincenziane potremmo realizzare dopo aver visitato i cimiteri?
Di seguito propongo alcuni semplici lavori:
Raccolta di cibo: I vincenziani, nel giorno di Ognissanti, possono organizzare una raccolta di cibo e di prodotti igienici di base da distribuire ai bisognosi in onore dei defunti.
Assistenza ai malati: questo giorno potrebbe essere un momento per visitare ospedali e case di cura, offrendo compagnia e sostegno a malati e anziani, ricordando coloro che sono deceduti.
Prendersi cura della “casa comune”, l’ambiente: In onore del defunto, i vincenziani potrebbero dedicare questa giornata a piantare alberi e a prendersi cura della vegetazione. Gli alberi aiutano a purificare l’aria e a mantenere un equilibrio ecologico.
Si tratta di opere semplici, ma che possono fare la differenza.
Di Jean Rolex, CM
[1] Benedetto XVI (2011). Udienza generale del 2 novembre. Recuperato da https://www.vatican.va/.
[2] Ibidem,
[3] Cantalamessa, R. (2001). Gettare le reti. Riflessioni sui Vangeli, ciclo B. Edicep, Valencia.