L’intera giornata di oggi è stata presieduta da P. Robert Maloney, già Padre Generale della CM, con il tema da lui trattato e riportato sopra nel titolo. La tematica è stata sviluppata in due parti. Nella mattinata il Padre ha trattato dell’importanza della formazione permanente; nel pomeriggio ha sviluppato la tematica della cultura vocazionale descrivendo le modalità di come poter creare una cultura simile. Come tipicamente dello stile di Maloney, le due conferenze presentano le caratteristiche della concretezza, della chiarezza e della sistematicità, suddivise in punti che a loro volta sono stati esplicitati in modo chiaro e corretto.

Circa la prima conferenza, il relatore ha svolto in sei punti la sua tematica.

1) L’importanza della formazione permanente. Maloney ha esplicitato questo punto rifacendosi a due motivazioni essenziali: avere come punto di riferimento l’attitudine di san Vincenzo e cogliere il collegamento tra formazione permanente e la creazione di una cultura vocazionale. Che San Vincenzo fosse consapevole della formazione permanente è chiaro! Lo si nota dal suo impegno nel impartire conferenze ai confratelli su temi diversi (costituzioni, le virtù, catechesi; si pensi alle conferenze del Martedì, alla preparazione per la predicazione nelle missioni), all’interessamento per la loro preparazione. Inoltre ha sottolineato che la formazione permanente e la cultura vocazionale sono intimamente legate perché solo se Cristo vive dentro di noi e traspare da noi, potremmo attirare delle vocazioni.

2) Il contesto. Oggi in ogni professione si impone una formazione permanente. Si pensi alla professione medica, alla psicologia etc. A maggior ragione questo vale per noi, per il Regno di Dio. Non sarebbe il caso forse di porre come obbligatoria nella CM la formazione permanente?

3) La cultura. 

4) Cosa implica la cultura vocazionale. Il primo aspetto è coltivare sempre di più la nostra dimensione discepolare: siamo missionari alla sequela di Cristo al servizio dei poveri. Questo ci deve stimolare alla formazione permanente per crescere alla sua sequela Per questo la formazione permanente abbraccia tutte le dimensioni della vita: umana, intellettuale, spirituale, comunitaria e apostolica. Essa varia per l’età dei soggetti e ha bisogno del sostegno comunitario (i confratelli, il padre spirituale, gli amici). Infine ogni confratello è responsabile in prima persona di se stesso e della sua formazione.

5) Mezzi. Come nutrire questa formazione permanente? Esistono diversi mezzi: coltivare l’appello alla santità della missione, combattendo l’apatia come il demone di mezzogiorno. Quindi darsi una disciplina; fedeltà alla meditazione, sapendo spendere generosamente il proprio tempo in questa pratica essenziale; la lettura giornaliera; fedeltà agli esercizi spirituali; aggiornarsi sulla cultura contemporanea; trovare dei buoni mentori e guide; coltivare la salute, l’esercizio fisico, mangiare e bere in modo sano.

6) Progetto personale. Ciascun confratello farebbe bene a scrivere un proprio progetto personale annuale in cui si pone degli obiettivi annuali da dover raggiungere in ogni dimensione formativa: sviluppo umano, spirituale, intellettuale, apostolico. 

 Al termine della conferenza, dopo una pausa caffè, il p. Maloney esorta i confratelli a riflettere personalmente sull’ultimo punto della sua conferenza. Per cui sono stati distribuiti in aula dei fogli su cui dopo una riflessione personale, ciascun confratello ha segnato i propri obiettivi di crescita. Mezzora prima di pranzo si è tenuta una condivisione su questo lavoro. Alle ore 12 00 sono terminati i lavori per il pranzo. 

I lavori si sono stati ripresi alle 15:00. P. Maloney ha tenuto la seconda conferenza sul tema “Creare una cultura delle vocazioni in una congregazione con una storia di 4 secoli”. La relazione è stata suddivisa in 3 tappe:

1) riflessioni generali. Come Congregazione di 400 anni, rispetto alle nuove comunità che sembrano essere più dinamiche e piene di entusiasmo, noi possiamo godere di diversi vantaggi: abbiamo un fondatore fantastico; esistono molti eroi e santi e beati; apparteniamo alla grande FamVin e siamo una Congregazione internazionale;

2) San Vincenzo e la Promozione vocazionale: sappiamo che San Vincenzo non ha mai incitato nessuno ad entrare nella CM, perché per lui solo Dio chiama chi vuole per far parte della missione. Il nostro fondatore ha progressivamente acquisito la convinzione che bisognava pregare per le vocazioni per la CM. Era convinto che la testimonianza era essenziale per affascinare i giovani alla vocazione missionaria e che il discernimento fosse importante.

3) Quali criteri per una cultura vocazionale? 

a) In uno sguardo interiore:

1) avere opere appassionanti in provincia che sappiano affascinare;

2) vivere una vita comunitaria come amici che si vogliono profondamente bene;

3) pregare in modo fedele e bello;

4) vivere semplicemente e nella gioia;

5) essere una comunità in formazione continua

b) In uno sguardo esteriore:

1) diffondere la vita dei nostri santi, beati ed eroi che hanno saputo vivere la vita vincenziana

2) Invitare i giovani a condividere la nostra vita comunitaria, la preghiera, la missione;

3) predicare ed insegnare una cultura vocazionale, essendo disponibili all’ascolto e all’accompagnamento dei giovani;

4) coinvolgere tutta la FamVin in una cultura vocazionale;

5) usare i mezzi di comunicazione per essere in contatto con i giovani

La giornata è stata arricchita dalla vista di P. Opeka che ha dato la sua testimonianza vocazionale e di servizio.

Alle 18 si è tenuta la celebrazione Eucaristica presieduta dal Card. Rodè.

P. Luigi Cannato cm (Missionari Vincenziani Italia –Regione Albania)