La giornata è iniziata con la celebrazione dell’Eucaristia in lingua italiana. Le Lodi sono state incorporate nella messa che è stata presieduta da p. Yosief Zeracristos, CM. Invece dell’omelia c’è stato un momento di silenzio. Subito dopo la messa, xi è fatto un momento di meditazione silenziosa.

Dopo colazione abbiamo iniziato la sessione con un video di presentazione sintetica degli eventi di ieri e alcuni brani delle interviste ai confratelli su due domande tradotte in francese, italiano e spagnolo: 1. quali sono le vostre aspettative su questo incontro? 2. quali sono i vostri pensieri circa la chiamata alla conversione della Evangelii Gaudium di Papa Francesco?

Successivamente, vi è stata una testimonianza informativa di 15 minuti da parte dei visitatori di Nigeria, Indonesia, Rio de Janeiro e Polonia che hanno illuminato l’Assemblea su ciò che hanno fatto per migliorare il loro programma di formazione iniziale alla luce della nuova Ratio Formationis.

Durante la sessione, p. Antonio Moreno, SJ, ha tenuto una conferenza sulla “interculturalità nella formazione”. Egli ha considerato che pur essendo una comunità internazionale e multiculturale, che interagisce con membri provenienti da diverse nazionalità e che cerca di essere culturalmente sensibile tutto ciò non garantisca sempre l’interculturalità. Ha sottolineato come la nostra apertura, la volontà di imparare, la disposizione interiore al rispetto, umiltà e zelo per coinvolgere le persone di diverse razze, lingue e culture aiuti a creare spazi perché emergano e interagiscano le differenze culturali. Questo si basa sulla fiducia e la confidenza di tutti gli appartenenti a una comunità interculturale. Ha assicurato che la disponibilità all’inculturalità nelle nostre comunità possa aprire maggiormente ad una missione universale e ad un approccio inclusivo da intraprendere nei nostri ministeri condivisi, possa facilitare il futuro discernimento comunitario, la collaborazione, la creazione di reti (networking) e migliorare il nostro  zelo missionario e la capacità di essere inviati ovunque.

Nella sessione del pomeriggio vi è stata la condivisione attraverso gruppi linguistici sulle seguenti tre questioni: 1). che cosa può essere fatto per continuare l’inculturazione nella formazione iniziale? 2). Quali nuove iniziative per motivare la formazione dei formatori? 3). circa la Ratio approvata ad experimentum, possiamo pensare una metodologia per rivedere e migliorare la Ratio? Il tempo è stato troppo breve per l’entusiasmo dei confratelli nel condividere le loro opinioni.

Nella parte successiva del pomeriggio, p. Tomaž Mavrič, CM, ha condiviso le sue riflessioni sulla pastorale vocazionale con riferimento alla presentazione e discussione dell’incontro tenutosi a Parigi nel 2018. Il padre generale, con piena convinzione ha sottolineato che la preoccupazione per le vocazioni debba essere una preoccupazione di tutti e quindi una priorità per tutta la Congregazione. Ha incoraggiato tutti a contribuire a creare una cultura delle vocazioni. Dobbiamo trovare le nostre radici nel nostro fondatore Vincenzo de Paoli che ha usato una doppia strategia, vale a dire: preghiera e testimonianza. Attraverso la preghiera, supplichiamo il “Signore della messe” per l’intercessione di San Giuseppe a mandare operai alla vigna. Con la testimonianza, noi diamo priorità al nostro volerci bene come “cari amici” in comunità e per il nostro zelo missionario e per la salvezza dell’umanità.

P. Tomaz ha approfondito la sua riflessione attraverso la triplice dimensione che compone ogni cultura, vale a dire: mentalità, il modo in cui pensiamo, (la lingua della mente); sensibilità, il nostro modo di sentire (la lingua del cuore); e pedagogia, il modo di fare le cose (il linguaggio delle mani) per essere in grado di coltivare la cultura delle vocazioni in ogni comunità della provincia.

Egli ha sottolineato la necessità della formazione del confratello-formatore in tutte le fasi della formazione nei nostri seminari e la formazione permanente di tutti i missionari per vivere la loro vocazione in modo tale che essi diventino “attraenti” per i giovani grazie al loro stile di vita.

Dopo cena abbiamo avuto un rinfrescante momento fraterno a base di birra San Miguel, fritto ‘itik’ (anatra) e un caldo “balut”, l’esotico uovo di anatra fecondato che è diventata una sfida per la maggior parte dei confratelli. Realmente questo nelle Filippine è molto divertente!!

P. Raymundo Regua, CM
Cronista, Provincia delle Filippine