Papa Francesco ha pubblicato il messaggio per la 57a Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni lo scorso 8 marzo, quando la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19 stava iniziando a surriscaldarsi. 

Il testo evangelico che Papa Bergoglio ha scelto è proprio Matteo 14, 22-38, che ci racconta la scena della tempesta nella barca dei discepoli e Gesù viene da loro camminando sulle acque. Avrebbe forse potuto scegliere un’altra citazione biblica più tempestiva per questo momento di desolazione mondiale?

Francesco ha fatto gravitare la sua riflessione attorno a quattro termini: gratitudine, coraggio, fatica e lode. Tra queste quattro, un meraviglioso itinerario vocazionale si intreccia proprio mentre i venti della pandemia hanno iniziato a scuotere la nostra piccola compagnia che è montata sulla barca di Pietro.

https://www.facebook.com/CongregaciondelaMision/videos/175032123754233/

Gratitudine:

ogni vocazione nasce dallo sguardo amorevole con cui il Signore è venuto a incontrarci, forse proprio quando la nostra barca veniva scossa nel mezzo della tempesta. “La vocazione, più che la nostra scelta, è una risposta a una chiamata gratuita da parte del Signore”, afferma Francesco.
In molti paesi, la pandemia ha svuotato le nostre chiese, le attività programmate hanno dovuto essere annullate e le vite sempre frettolose dei missionari hanno subito un rallentamento che ci offre l’opportunità di ripensare al motivo principale della nostra vocazione: perché siamo qui? Qual è la ragione della nostra scelta di vita? E poi, le parole di san Vincenzo ci interpellano e riecheggiano: è Dio che ci ha chiamati e che da tutta l’eternità ci ha destinati ad essere missionari, non avendoci fatto nascere né cento anni prima né cento anni dopo (SVP XI, 33), ci è quindi toccato giustamente essere pellegrini proprio al tempo del Covid-19.

L’iniziativa è stata di Dio nel chiamarci ad essere missionari dei poveri, lo abbiamo sempre saputo, ma raramente c’è tempo per approfondire, ora è l’occasione per rispondere con gratitudine.

Coraggio:
Quando i discepoli vedono Gesù avvicinarsi camminando sulle acque, inizialmente pensano che si tratti
di un fantasma e hanno paura. Ma subito Gesù li rassicura con una parola che deve sempre accompagnare la nostra vita e il nostro cammino vocazionale: «Coraggio, sono io, non abbiate paura! (v. 27).

È impossibile appartenere alla famiglia di San Vincenzo e guardare con indifferenza ai milioni di persone contagiate, ai più di centosettantamila morti e ai tassi di disoccupazione e povertà estrema che stanno raggiungendo livelli che non si vedevano da diversi decenni. Ma nel mezzo di una tale paura che travolge l’umanità, e in particolare i nostri padroni e signori, troviamo in Cristo la parola che rinnova la nostra vocazione missionaria: coraggio!

Fatica:

Niente danneggia così tanto il lavoro missionario come la testimonianza della frustrazione personale, e niente fa così tanto bene alla missione come le proposte ben formulate che sono accompagnate dalla testimonianza di gioia e realizzazione professionale di coloro che sono stati inviati a portare la Buona Notizia di Gesù Cristo. In un primo momento, il Papa parla di scoraggiamento interiore che ci blocca e non ci permette di gustare la bellezza della vocazione.

Nella barca di Pietro è il luogo in cui si sta preparando la conversione del cuore di colui che è stato chiamato ad essere pescatore di uomini, di fronte a Gesù Cristo, l’Evangelizzatore dei poveri, questa è un’eccellente opportunità per entrare in un tempo di conversione missionaria, a partire dalla nostra stessa vita fino al nostro apostolato e opere. È così che nasce una rinnovata cultura vocazionale.

Lode:

Il quarto concetto usato da Papa Francesco è la sinfonia di una cultura vocazionale: lodare Dio. San Vincenzo ha detto: Sapete, fratelli miei, che il primo atto di fede è la lode di Dio? Meglio ancora, questo supera anche il sacrificio (SVP XI, 606).

Il successo professionale non è nei numeri, poiché il successo della missione non sta nel numero di attività svolte, inoltre, non siamo stati chiamati al successo, siamo stati chiamati a lodare Dio nel servizio missionario ai poveri e tutto il resto ci sarà dato in aggiunta.

Affrontare la sfida vocazionale durante il tempo dalla pandemia di Covid-19 non si riduce a cambiare canale (da quelli più tradizionali ai social media) ma piuttosto a trasformare i nostri cuori, lasciando che la voce di Cristo tuoni nella nostra vita e le sue organizzazioni , rivitalizzando l’appello che un giorno ci fece scegliere di seguirlo nella missione che ha ispirato a San Vincenzo de Paoli.
Per questo motivo in questa quarta domenica di Pasqua, la preghiera per le vocazioni ha una connotazione molto speciale, perché potrebbe accadere che finalmente decideremo di pregare con le nostre vite, tra gratitudine, coraggio, fatica e soprattutto lode.

Padre Rolando Gutiérrez CM
Vice-Provincia del Costa Rica.