Alle ore 11,00 del 17 giugno, il Cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Arcivescovo Metropolita Emerito di Manila (Filippine), accogliendo l’invito di P. Tomaž Mavrič Superiore generale della Congregazione della Missione, si è incontrato con i membri della nostra Curia generalizia.

Dopo il saluto iniziale di P. Tomaž, che lo ha invitato a dirci il suo pensiero a proposito della nuova evangelizzazione oggi, il cardinale ha esordito sottolineando una sorta di ambiguità di quest’espressione (usata per la prima volta da Giovanni Paolo II), in quanto in alcuni essa ha suscitato entusiasmo, in altri sorpresa, visto che l’evangelizzazione è sempre nuova: semmai sta a noi riscoprirne il carattere di perenne novità. La sfida attuale è nel discernere come possiamo presentare il vangelo, che è sempre lo stesso, in un mondo che cambia.

Lasciando poi la parola ai presenti, perché gli rivolgano delle domande, condivide con loro la propria opinione su alcune importanti questioni connesse con la nuova evangelizzazione.

Anzitutto quella del nuovo linguaggio da usare. Risulta che il linguaggio meglio capito oggi dalla gente sia quello della carità, non delle grandi spiegazioni teologiche. A questo proposito, noi vincenziani abbiamo un ruolo particolare, connesso con il nostro carisma. Il cardinale, citando San Vincenzo e Santa Luisa, ricorda che essi sono stati un segno potente di questo linguaggio. Rivolgendosi quindi direttamente ai vincenziani, propone loro tre compiti specifici e importanti ancora oggi: essere ispiratori della carità nei confronti di altre persone, impegnarsi in una carità che “forma comunità” e continuare il servizio di promuovere la carità attiva nella formazione del clero (pensando al servizio ministeriale come atto di carità).

Un altro aspetto è stato quello di un’eccessiva accentuazione intellettuale (se non addirittura accademica) della formazione teologica nella lunga storia della Chiesa, mentre quello intellettuale dovrebbe essere solo un aspetto di una formazione più integrale, come sottolineano le più recenti Rationes Formationis.

Anche quello del discepolato è un aspetto essenziale, che va riscoperto con urgenza, se vogliamo evitare che la formazione teologica scada in ideologismi, come spesso è accaduto (dice il cardinale, rifacendosi a sue esperienze passate).

L’ultima questione toccata riguarda la protezione dell’Ambiente e la Laudato si’. Il cardinale riferisce le parole di Papa Francesco, per il quale questa enciclica non è un documento ecologico, bensì un documento della dottrina sociale della Chiesa. Purtroppo, commenta il cardinale, l’interesse per la questione ecologica non è grande, neanche in preti e vescovi. Anzi, quando il cardinale costituì il dicastero su questa questione nella prima diocesi che gli fu affidata, i più interessati a tale problematica furono dei laici, soprattutto alcuni movimenti ecologistici. D’altra parte, il cardinale fa notare una notevole differenza tra la nostra sensibilità e la loro: dove per noi si tratta di rispetto della creazione, per loro si tratta semplicemente di natura, della quale siamo chiamarci a riscoprire la nostra vocazione come custodi e non di proprietari. Il cardinale conclude il suo ricco intervento ricordando che viviamo in un mondo nel quale in alcune nazioni entrano facilmente le armi, ma non i frutti della terra (cibo, acqua…) e gli aiuti umanitari (medicinali …).  E questo ci interroga a proposito del concetto che il mondo ha di “sicurezza nazionale”.

Giuseppe Turati, CM
Segretario Generale