La nostra presenza in Ruanda è intimamente legata a un evento storico: il genocidio contro i tutsi e la guerra subita dal Ruanda tra il 1990 e il 1998. Il caos nel paese è stato molto grande; molti sacerdoti e vescovi sono stati uccisi, la stragrande maggioranza era fuggita.
Siamo venuti in Ruanda per rispondere all’appello lanciato dalla diocesi di Ruhengeri al Superiore Generale. Le difficoltà di quel momento interruppero la comunicazione e alla fine furono le Figlie della Carità dell’allora Regione Ruanda-Burundi a insistere sulla nostra presenza in questa regione e quindi il nostro arrivo si materializzò in un modo molto modesto, con un singolo missionario, il 7 dicembre 1998.
L’anno seguente fu inviato un altro missionario, e così la nostra presenza in Burundi prese maggiore vigore, nel maggio 1999. Nell’ottobre dello stesso anno avevamo già due missionari in Burundi e due in Ruanda. A poco a poco arrivarono altri missionari dalla Colombia e la nostra presenza andava consolidandosi.
Nel mese di giugno 2002 abbiamo avuto la visita canonica del vicario generale, P. José Ignacio de Mendoza, CM e di un consigliere della Provincia di Colombia, P. Guillermo Campuzano, CM.
Questa fu l’occasione per fare due richieste alla nostra Provincia di Colombia e al Consiglio Generale: poter iniziare la formazione dei seminaristi in questa regione e sollecitare la nascita della “Regione Ruanda-Burundi”. Entrambe le richieste furono ben accolte e si resero effettive lo stesso anno.
Sebbene non siamo venuti per “reclutare vocazioni”, fin dall’inizio abbiamo incontrato giovani che volevano far parte della Congregazione. Il primo fu accolto all’inizio del 2001 e fu indirizzato a svolgere i suoi studi in Colombia nel gennaio 2002.
Il Propedeutica fu approvata e iniziò il 27 settembre 2002 con dodici candidati in Ruanda.
Al momento siamo 18 missionari, 16 sacerdoti e due fratelli di Ruanda, Burundi, RD Congo e Colombia (15 confratelli indigeni e tre colombiani). Nella formazione abbiamo quattro studenti di teologia, 4 stanno facendo un anno di esperienza, 14 in filosofia, 15 in Propedeutica e 50 in accompagnamento vocazionale.
I nostri compiti pastorali hanno a che fare con: quattro parrocchie missionarie (dove lavorano in otto), la formazione (cinque), l’accompagnamento delle Figlie della Carità (uno), in aiuto alla formazione dei candidati per due nuove comunità indigene (uno), il servizio pastorale ai rifugiati burundesi in Ruanda (uno), studi di specializzazione (due).
Di questi, due si stanno preparando a partire per la nuova missione nella Repubblica centrafricana.
Nelle parrocchie che sono di nostra responsabilità cerchiamo di seguire le indicazioni pastorali delle diocesi in cui lavoriamo e cerchiamo anche di avere la missione popolare come parte del nostro contributo vincenziano. Siamo vicini ai laici ai quali attribuiamo grande importanza nel loro lavoro di catechisti e nei diversi ministeri che svolgono nelle comunità di base ecclesiale e proviamo a dare loro una formazione permanente.
Vi è consapevolezza della nostra responsabilità di creare e arricchire la “cultura vocazionale”. In ogni parrocchia c’è un gruppo vocazionale. A livello regionale, il ministero delle vocazioni è organizzato e ha appena aggiornato il suo progetto per tre anni 2020-2023.
Vi è un ambiente professionale abbastanza fruttuoso in questi paesi. Naturalmente, come quasi ovunque, la sfida è discernere le vere intenzioni vocazionali. Abbiamo in progetto di costruire la casa di formazione in Ruanda, grazie al supporto del Superiore Generale e del VSO.
A livello della Famiglia Vincenziana esiste una buona relazione e comunicazione. Ci sono riunioni permanenti dei capi di ogni ramo e in occasione della festa di Santa Luisa e San Vincenzo teniamo riunioni a livello nazionale o per aree geografiche. Come famiglia vincenziana riceviamo una formazione per il cambiamento sistemico e stiamo svolgendo un lavoro congiunto, con il contributo delle diverse branche della FAMVIN in Ruanda.
I bisogni spirituali e materiali sono molti. Ci sentiamo in un ambiente pienamente aderente al nostro carisma. L’eredità pastorale che i “Missionari dell’Africa” ci hanno lasciato è molto ricca e stimolante per l’opera di evangelizzazione. Come regione abbiamo la sfida di fondare una nuova casa di missione nella Repubblica Centrafricana, dove attualmente lavora la Vice-provincia del Camerun.
Contiamo sul vostro sostegno nella preghiera e, come Papa Francesco, vi chiediamo anche di pregare per noi, per le nostre vocazioni e per essere responsabili del tesoro del nostro carisma in queste terre di missione.
fraternamente,
Juan Avila, cm, missionario in questa regione sin dai suoi inizi
e P. Néstor Gómez, cm, Superiore regionale.