Missioni Vincenziane

Le Missioni Vincenziane nel mondo

“Io non sono né di qua né di là, ma di ovunque piacerà a Dio che io sia”

San Vincenzo de’ Paoli

Il nostro nome è “Congregazione della Missione”. Il nome mostra la nostra vocazione, siamo missionari. Nelle Regole comuni XI, 10, si legge: “Il nome Missionari, o Sacerdoti della Missione, indica chiaramente che l’opera delle missioni deve essere per noi la prima e più importante tra le opere verso il nostro prossimo”.

San Vincenzo de’ Paoli era convinto che la Compagnia è chiamata, nel profondo del suo essere, a continuare la missione di Gesù. Cristo, l’Evangelizzatore dei poveri, è stato per lui il fondamento di ciò che siamo, di ciò che facciamo e di come lo facciamo. Le parole del Signore: “Sono stato mandato a predicare la buona novella ai poveri”  (Lc 4, 18), erano ripetutamente sulla bocca di Vincenzo.

Non saremo felici di essere nella Missione con lo stesso scopo che ha impegnato Dio a diventare uomo? E se chiedesse a un missionario, non sarebbe un grande onore per lui dire come nostro Signore: Misit me evangelizare pauperibus? Sono qui per catechizzare, per istruire, per confessare, per assistere i poveri. SV XI, 34.

Missioni ad Gentes: la missione nel pensiero cattolico

Il Concilio Vaticano II ha avuto un’influenza molto profonda sul modo in cui la Chiesa percepisce la sua missione nel mondo. Documenti come Lumen Gentium, Gaudium et Spes e Ad Gentes, hanno orientato la Chiesa verso nuovi orizzonti e hanno incoraggiato lo sviluppo di un nuovo modello di missione.

Come possiamo leggere nel decreto ad Gentes del Vaticano II “la Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine”.

Troviamo il mandato missionario nel Vangelo, infatti “Il Signore Gesù, fin dall’inizio «chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13; cfr. Mt 10,1-42)”

Per questa ragione “la missione della Chiesa si esplica attraverso un’azione tale, per cui essa, in adesione all’ordine di Cristo e sotto l’influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l’esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo.”

E San Vincenzo lo aveva capito benissimo, non a caso aveva fondato la Congregazione della Missione perché sapeva che “La ragione dell’attività missionaria discende dalla volontà di Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio, ed un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo, uomo anche lui, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (Tm 2,4-6), «e non esiste in nessun altro salvezza» (At 4,12).”

E dalle sue parole emerge la bellezza e la gioia di essere missionari:

«Far conoscere Dio ai poveri, annunziare loro Gesù Cristo, dir loro che il regno dei cieli è vicino ed è per loro. Quanto è grande! L’essere chiamati a partecipare e condividere la missione del Figlio di Dio sorpassa il nostro intendimento. Ma come! Essere resi … Non oso neanche dirlo. Insomma è una missione tanto sublime quella di evangelizzare i poveri, che è, per eccellenza, la missione del Figlio di Dio; e noi siamo coinvolti come strumenti, grazie ai quali egli continua a fare dal cielo quello che fece sulla terra. C’è gran motivo, fratelli, per lodare Dio e ringraziarlo continuamente di questa grazia!” (XII, 80).

Lo spirito missionario permea la Congregazione, la quale, ha inserito nelle proprie costituzioni la necessità di rispondere a questa chiamata:

C 16. — Tra le attività apostoliche della Congregazione occupano un posto di alto rilievo le missioni sia « ad Gentes » sia tra popolazioni che si trovano in condizioni analoghe di evangelizzazione.

Nel fondare nuove comunità ecclesiali, i missionari prestino grande attenzione ai « germi del Verbo » contenuti nella cultura e nella religiosità dei vari popoli (cf. EN 53).

Missioni Internazionali: le missioni vincenziane che dipendono dalla Curia

Le Missioni Internazionali sono comunità locali istituite dal Superiore Generale e che dipendono direttamente da lui e dalla Curia Generalizia. Sono composte da missionari inviati da diverse Province, dove mantengono i loro obblighi e diritti.

Le Missioni Internazionali sono state lanciate in occasione dell’AG del 1992 per iniziativa dell’allora Superiore Generale, P. Robert Maloney, con il consenso unanime del Consiglio Generale e dalla loro origine sono state situate in zone povere, con il minimo necessario di comfort e strutture di comunicazione. La scelta di questi luoghi difficili e impegnativi è legata a uno degli obiettivi della Missione Internazionale che è quello di fornire un servizio significativo nella periferia in ottemperanza all’articolo 12 delle nostre Costituzioni nel quale vengono elencati le caratteristiche del lavoro di evangelizzazione:

– chiara preferenza per l’apostolato tra i poveri;

– l’attenzione alle realtà sociale di oggi,

– partecipazione alle condizioni dei poveri,

– vero senso di comunità nei nostri lavori apostolici,

– disponibilità ad andare ovunque nel mondo,

– ricerca continua di conversioni.

Le Missioni Internazionali sono espressione del carisma e della volontà del nostro fondatore:

“Chiediamo al Signore di dare alla Compagnia questo spirito, questo cuore, questo cuore che ci farà andare ovunque, questo cuore del Figlio di Dio, il cuore di nostro Signore…”. (SV XI, 291).

 

Per leggere gli Appelli Missionari cliccare sul Letters

Regioni: le missioni vincenziane che dipendono dalle Province

Secondo gli Statuti della CM, (cfr. S 78) una Provincia può essere presente o stabilire delle comunità fuori del territorio di quella Provincia. Con almeno una casa. La ragione spesso si deve all’appello de un vescovo, o della Famiglia Vincenziana, perché hanno una particolare necessità di una presenza dei missionari o per la situazione de povertà di quel territorio.

Una Provincia può erigere delle case in un altro paese o in una regione nella misura che cresca il numero delle vocazioni proprie e l’autonomia economica per il mantenimento dei confratelli e della missione. Il Visitatore può creare questa Regione con l’approvazione del Superiore Generale, (cfr. S 51 § 15). è affidata a un Superiore regionale.

Le Regioni possono dipendere da una Provincia o dalla Curia Generale e mantengono sempre le caratteristiche proprie delle missione vincenziane . Esse possono essere costituite sia in vista della loro propria autonomia diventando una Vice-Provincia  o Provincia, sia perché Vice-Provincia  o Provincia non può più mantenere la sua autonomia (cfr. S 78 § 6).

§ 7. Perché una regione possa essere eretta in viceprovincia o una viceprovincia in provincia, è necessario che la regione o la viceprovincia abbiano una concreta possibilità di avere vocazioni e una base economica sufficiente per il mantenimento della missione e dei confratelli. (cfr. S 78 § 7).

Noi dobbiamo esporre la vita per portare il Vangelo di Gesù Cristo nei Paesi più lontani dove la sua divina Provvidenza ci chiama!

San Vincenzo de' Paoli

Fondatore de La Congregazione della Missione

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